“Niente sarà più come prima. Israeliani e palestinesi sono così pieni del proprio dolore che non può esistere il dolore dell’altro. Proprio per questo oggi i cristiani sono chiamati ad essere una presenza che garantisce che il dialogo non sia ostile”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, incontrando, ieri a Gerusalemme, la delegazione della diocesi di Verona impegnata nel pellegrinaggio di “ascolto, solidarietà e vicinanza” in Terra Santa (da 22 al 27 luglio). “Abbiamo vissuto e stiamo vivendo momenti tra i più difficili degli ultimi decenni qui in Terra Santa – ha raccontato il cardinale – la guerra che è iniziata il 7 ottobre con l’attacco ai kibbutz e poi quello che sta accadendo a Gaza, hanno creato una situazione di dolore profondo, di astio, di odio e di sfiducia tra israeliani e palestinesi. Insomma, sembriamo schiacciati da situazioni terribili”. Per il patriarca, però, la guerra non può avere l’ultima parola: “In tutte le notti, anche in questa notte si trovano sempre esempi di luce. È molto bello vedere il modo in cui la comunità cristiana di Gaza sta vivendo. È molto bello vedere come nel territorio, nelle nostre parrocchie, ma anche dentro la società israeliana e palestinese ci siano persone che non rinunciano a credere, a sperare che sia possibile vivere in maniera diversa. Dobbiamo cercarle queste persone, tenerle vicine, perché verrà il momento in cui avremo bisogno di loro. Non dobbiamo mai perdere la speranza per il futuro, che non è semplicemente essere ottimisti. La speranza è figlia della fede. Ecco, con una fede radicata qui, nei luoghi santi, nella terra di Gesù, vogliamo continuare a credere e sperare che sia possibile vivere in maniera diversa”. Dal patriarca è giunto infine anche il ringraziamento e l’augurio per la Chiesa di Verona “di vedere di nuovo numerosi pellegrini qui in Terra Santa, per portare il vostro abbraccio di pace”. Nella stessa giornata la delegazione ha incontrato anche fra Alberto Joan Pari, Segretario della Custodia di Terra Santa.