“La situazione umanitaria è più che catastrofica. Migliaia di bambini e bambine malati, affamati, feriti o separati dalle loro famiglie. Con il crollo delle strutture igieniche e del trattamento delle acque reflue, il virus della polio si aggiunge all’elenco delle minacce, soprattutto per le migliaia di bambini non vaccinati. Proprio due giorni fa, un veicolo dell’Unicef, chiaramente contrassegnato, è stato colpito da proiettili. Almeno 278 operatori umanitari nella Striscia sono già stati uccisi – un numero record”. È quanto dichiara la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, parlando della situazione nella Striscia di Gaza, dove “ogni settimana che passa, le famiglie affrontano nuovi orrori. Gli attacchi devastanti contro le scuole e i siti di sfollamento interno continuano, secondo quanto riferito, uccidendo altre centinaia di palestinesi, molti dei quali donne e bambini, e lasciando che gli ospedali, già sovraccarichi, si pieghino sotto la pressione”. Nella Striscia di Gaza, denuncia la direttrice, “non ci sono le condizioni necessarie per una risposta umanitaria solida. Il flusso degli aiuti deve essere libero e l’accesso deve essere regolare e sicuro. Per quasi nove mesi, gli aiuti sono entrati lentamente a Gaza. I civili sono stati privati dei rifornimenti. Il settore commerciale è stato decimato. Questo ha portato a una crescente competizione per quel poco che è disponibile, al contrabbando di merci nella Striscia di Gaza e ora al saccheggio sempre più organizzato delle forniture di aiuti. Questo non solo ostacola i nostri sforzi per raggiungere le famiglie vulnerabili, ma mette a rischio le nostre squadre e i civili che sosteniamo. Almeno 278 operatori umanitari nella Striscia di Gaza sono già stati uccisi – un numero record – mentre altri sono messi in pericolo o impossibilitati a svolgere il proprio lavoro”. Unicef chiede, a riguardo, “un immediato miglioramento del contesto di sicurezza, compresa la sicurezza dei camion per la consegna degli aiuti, per consentire agli operatori umanitari di raggiungere in sicurezza le comunità che intendono servire”. Ciò significa garantire “un cessate il fuoco immediato e sostenibile. Chiediamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto di rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario. È ormai tempo che questa crisi finisca, che gli ostaggi vengano restituiti alle loro famiglie e che i bambini di Gaza abbiano un futuro sano e sicuro”.