La “situazione nelle carceri” è un tema che “sempre più richiede vera attenzione”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione Stampa parlamentare svoltasi al Quirinale.
“Non ho bisogno di spendere grandi parole di principio: basta ricordare le decine di suicidi – decine di suicidi – in poco più dei sei mesi, in quest’anno”, ha spiegato il Capo dello Stato, prima di “condividere una lettera che ho ricevuto – per il tramite del garante di quel territorio – da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è – e deve essere – l’Italia”. “Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza”, ha ammonito: “Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale”. “Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario”, ha spiegato Mattarella, per il quale “è un dovere perseguirlo. Subito, ovunque”.
Nel suo intervento, Mattarella ha parlato anche “delle paure che attraversano alcuni Paesi, in un mondo globalizzato e sempre più interconnesso”. “Vi sono molte persone – ha osservato – che vivono in uno stato di tensione di fronte ai grandi cambiamenti in corso sempre più velocemente. Come ben sappiamo, registriamo condizioni nuove: di vita quotidiana, di modelli sociali, di lavoro, di formule di lavoro, di strumenti di cui avvalersi, di prospettive. Vi si affiancano fenomeni nuovi: dai mutamenti del clima alle possibili pandemie, da strumenti economici e sociali, ormai indispensabili, in mani di pochi e potenti gestori al di sopra dei confini e dell’autorità degli Stati, dalle migrazioni, in ogni continente, alla crescente fusione di popolazioni e di culture, a nuovi strumenti che la scienza propone”. “Tutto questo – ha commentato – genera, forse comprensibilmente, allarme in tanti, che si sentono disorientati, forse indifesi. E che rischiano di cadere nella rete ingannevole di chi fa credere che la soluzione sia semplice: tornare a un’epoca dorata che non c’è più (se pur mai c’è stata). E che non ci sarà più. Perché la storia cammina, i cambiamenti non si possono fermare, il tempo non torna indietro”.