“Stiamo vivendo ore difficili, tristi, il buio sembra prevalere sulla luce, il caldo che ci opprime sembra tramutarsi in freddo e rabbia. Ore durante le quali ognuno avverte il bisogno di silenzio più che di parole, tanto meno quelle di circostanza. Il nostro convenire oggi, così numeroso, suona l’unica nota di un dolore unanime che si esprime esattamente nel silenzio”. Lo ha detto questo pomeriggio l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Giuseppe Caiazzo, durante i funerali dei due vigili del fuoco deceduti in servizio a Nova Siri (Mt), durante le operazioni di spegnimento di un incendio di vegetazione.
In questo clima “così straziante e inumano, quasi surreale, se siamo qui, è perché, di fronte all’ingiustizia di queste morti, cerchiamo una Parola capace di rompere l’amaro silenzio”. “In questa nostra vita è difficile rassegnarci al male, tanto più al dolore di una morte ingiusta”. Per mons. Caiazzo anche in questo momento “ognuno di noi rincorre la speranza”. “Quella stessa speranza che ha spinto i nostri giovani papà ad attivarsi prontamente per salvare altre vite. Perché educati ad amare e salvare ogni vita facendosi carico della fatica, del dolore e della disperazione di ogni persona, pur di salvarla”. L’agire di un vigile del fuoco è – ha detto ancora l’arcivescovo – “sempre a favore della vita e della necessità dei fratelli di essere protetti e riparati da danni irreversibili a case e animali. È in questa prospettiva che rischio, gestione della paura, fatica, indomito coraggio e determinazione sono nel DNA di un vigile del fuoco insieme ad un cuore che pulsa di altruismo, come i cuori di Nicola e Giuseppe”.
Rivolgendosi ai figli il presule di Matera-Irsina ha evidenziato che “i vostri papà saranno sempre per voi non solo eroi, ma seminatori di un amore grande che nel tempo porterà frutto. Sta a voi, a noi, saper raccogliere quanto è stato da loro seminato per continuare a seminare vita in un tempo in cui la vita è disprezzata, flagellata, uccisa”. E a tutti mons. Caiazzo ha detto che oggi “non è più il tempo della pacca sulle spalle”. “Urgono scelte coraggiose per il bene di questa nostra amata terra, dell’umanità intera; urge, davanti la tragica fine dei nostri fratelli, una nuova parresia che ci liberi da tante false certezze e ci spinga ad un sano e sincero discernimento; urge il coraggio di dire a noi stessi che il vero degrado abita i nostri cuori e la sua pseudocultura sta uccidendo la cultura che chiama la vita e la promuove nella salvaguardia del creato; urge una mentalità e uno stile di vita capaci di vincere l’aridità e il deserto dell’anima. Solo così non saranno vane le morti di Giuseppe e Nicola che oggi chiedono a noi, i vivi, senso di responsabilità e fratellanza perché non siano immolate nuove vittime sacrificali. Il fuoco brucia e distrugge ogni cosa procurando la morte, ma il fuoco riscalda e dà vita se saremo capaci di lavorare insieme con un unico intento: il bene di tutti. Ammainiamo le bandiere divisive e facciamo sventolare quella della fraternità, dell’amore che mette insieme tutti i colori e forma un unico cuore che batte forte per ogni vita”.