Diocesi: mons. Moraglia (Venezia), “oggi siamo chiamati a ripensare il nostro modo d’essere cristiani”

“Una festa liturgica deve aiutare la comunità ecclesiale ad essere se stessa, a valorizzare le molteplici vocazioni che la costituiscono e il rapporto con Dio nell’atto dell’adorazione e della carità vissuta. Sono ancora presenti, in noi, le parole e la testimonianza di papa Francesco che abbiamo accolto il 28 aprile scorso in visita a Venezia”. Così mons. Francesco Moraglia, patriarca di Veenzia, ha aperto l’omelia pronunciata ieri sera durante la messa per la solennità del Santissimo Redentore nella basilica votiva della Giudecca. “Oggi – ha osservato – siamo chiamati a ripensare il nostro modo d’essere cristiani. La festa del Redentore ci conduce al cuore della fede cristiana: noi siamo dei salvati, dei perdonati, dei riconciliati. Il Redentore indica come Gesù si china su di noi, sulle nostre ferite e quelle delle nostre comunità. Dobbiamo cogliere tale opportunità”. Talvolta, l’analisi del patriarca, “guardiamo la Chiesa, la persona di Gesù e i sacramenti (Battesimo ed Eucaristia) considerandoli come realtà giustapposte fra loro, quasi ‘cose’ che ci stanno dinanzi. Invece siamo chiamati a cogliere, in una fede viva, la rivelazione cristiana nella storia, cogliendo il suo punto di riferimento che è Gesù Cristo, verso il quale tutta la storia è protesa”.
La festa del Redentore, ha sotolineato ancora Moraglia, “ci ricorda che siamo una Chiesa in costruzione, la comunità del Risorto, da Lui edificata e che cerca di fare sua la redenzione vivendo il sacramento dell’Eucaristia”. Di qui un monito: “Non è possibile imporsi o appropriarsi teologicamente o liturgicamente dell’Eucaristia da parte di una comunità o di una parte d’essa; l’Eucaristia plasma la comunità e non viceversa. Una comunità si lascia plasmare dall’Eucaristia quando, nella grazia, si rende disponibile ad una vera vita eucaristica”.

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