“La situazione più grave in questo momento è sicuramente in Valle d’Aosta, nella zona di Cogne e di Cervinia, ma anche il Piemonte è stato colpito dal maltempo. La Caritas diocesana di Aosta è in stretto contatto con la Protezione civile che porta avanti gli interventi assieme ai Comuni interessati. Infatti in questo momento non è richiesto un intervento di assistenza alle persone, ma piuttosto di evacuazione dei non residenti per il rientro a casa, liberazione e riapertura delle strade e cose di questo tipo”. Sono le parole di Pierluigi Dovis, delegato regionale di Caritas Piemonte, che disegna la situazione in questo momento nell’area interessata dalle conseguenze dell’ondata di maltempo, definita come assolutamente mai vista in precedenza, a causa della sua velocità di arrivo, intensità e continua ripetitività nei diversi giorni. Una fase questa nella quale la Protezione civile valdostana sta operando sul territorio di Aosta, assistita anche da una parte della Protezione civile piemontese, coordinando tutti i lavori che non richiedono l’intervento di Caritas, visto che non ci sono persone sfollate che hanno bisogno di generi alimentari o altro tipo di richieste alle quali non siano in grado di rispondere loro stessi. Anche in Piemonte, nella zona del Gran Paradiso come Noasca e paesi limitrofi, il problema è fondamentalmente infrastrutturale e si sta procedendo a fare la conta dei danni delle case private, ma anche qui non è stato richiesto alla Caritas di Ivrea nessun tipo di intervento. Nella zona di Macugnaga e nella parte alta della Val Sesia, situate nella competenza della diocesi di Novara, i parroci delle zone sono in stretto contatto con il coordinamento locale di Protezione civile e del comune. “Ci hanno già detto che si intravedono dei danni, anche di una certa entità, a piccole aziende piuttosto che a negozi. Quindi è molto probabile che non appena si riuscirà a portar via il fango, che in questo momento è diventato duro come il cemento e molto più difficile da asportare, poi ci saranno delle necessità per far ripartire le attività commerciali, soprattutto quelle che riguardano il turismo”. Aggiunge Dovis che, come Caritas, intravede la possibilità di venire incontro alle necessità particolarmente difficili o che coinvolgono persone già in difficoltà maggiori rispetto ad altri, aggiungendo dei contributi agli aiuti pubblici che potrebbero arrivare non immediatamente. Situazione migliore in questo momento sembra essere quella in diocesi di Torino, precisamente nelle Valli di Lanzo, dove sabato e domenica però sono state evacuate dalle loro abitazioni per motivi di sicurezza una ventina di persone, ospitate in una palestra pubblica. “Il parroco della zona, che è anche il referente della Caritas inter parrocchiale delle Valli di Lanzo, si è fatto subito presente al coordinamento locale di Protezione civile, ma non sono state richieste cose particolari. Hanno solo dato una mano come avrebbe fatto qualsiasi altro cittadino”. In questo momento Caritas Piemonte attende che la Protezione civile concluda la prima fase degli interventi di emergenza, alla quale seguirà poi una valutazione dei danni che, se interesseranno situazioni legate a persone, famiglie o esercizi commerciali in particolare situazione di difficoltà, potrebbero rendere necessario il loro intervento. “Valuteremo cosa fare, se a livello diocesano oppure se fare qualche cosa a livello regionale. Per il momento non abbiamo intenzione di indire una colletta né economica né di altro tipo”, prosegue Dovis che, per evitare ogni tipo di sciacallaggio, precisa come nessun operatore della Caritas viene mai incaricato di operare al di fuori dei canali istituzionali dell’organizzazione che passano forzatamente per vescovi e sacerdoti. “Il problema è che se non si rimettono a posto i luoghi entro il periodo estivo, la perdita di incassi legati al turismo, per alcuni sarà un problema serio che scopriremo all’inizio dell’inverno”, le parole di Dovis che ricorda quanto capitato nel cuneese due anni indietro, dove la Caritas è dovuta intervenire.