Diocesi: Matera-Irsina e Tricarico, questa mattina all’alba la processione dei Pastori. Mons. Caiazzo, “c’è bisogno di seminare pace, misericordia e giustizia”

“C’è bisogno di chi sappia seminare pace, solidarietà, stima, perdono, misericordia, giustizia, non cedendo alla vendetta anche nei momenti più difficili, anche di fronte alla violenza gratuita. Siamo chiamati ad essere segno di una fede concreta, incarnata, vissuta, che ci rende capaci di amare la vita”. E’ l’invito lanciato da mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, a conclusione dell’omelia pronunciata questa mattina alle 4.30 in Piazza San Francesco d’Assisi a Matera durante la Messa dei pastori e dei giovani che apre la festa di Maria SS. della Bruna, patrona della città dei Sassi.

Mons. Caiazzo ha passato in rassegna tre immagini tratte dalle letture: il sigillo; la morte e il fuoco. Il “sigillo” che in un periodo ferito da tanti femminicidi, in cui “l’amore, pur essendo tanto inneggiato, viene vissuto come possesso”, mette in evidenza come “il matrimonio, non può essere considerato un affare privato tra due persone” ma “deve necessariamente mostrare la sua bellezza che gli altri devono riconoscere e ammirare in tutta la sua santità, perché viene da Dio”.

Nel parlare della seconda immagine, quella della morte, il vescovo ha ricordato “il sangue di Satnam Singh, il bracciante abbandonato davanti a casa con un braccio amputato e sfruttato dall’iniqua legge del caporalato”; “il sangue di Thomas Christopher Luciani, il sedicenne ucciso da due suoi “cosiddetti” amici con 25 coltellate”; “il sangue dei tanti che ogni giorno perdono la vita sul posto di lavoro”. E ha detto: “Se non ritorneremo alla legge della fraternità, che è nello stesso tempo umana e divina, continueremo a bagnare le nostre strade, le nostre case, la nostra terra del sangue che, come quello di Abele, continua a gridare al cospetto di Dio”. Infine l’immagine del fuoco. “Oggi come ieri sentiamo come l’amore tra fratelli è così necessario che, senza questo legame, la società non potrebbe esistere. Pertanto, noi tutti che ci riconosciamo di appartenere alla famiglia di Dio, in quanto fratelli, abbiamo il sacrosanto dovere di favorire la solidarietà originaria nella diversità dei suoi membri e creare un equilibrio tra loro”.

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