“Sono migliorata rispetto alla volta scorsa, ricordate?”. C’è spazio per il sorriso nelle prime dichiarazioni di Ursula von der Leyen, riconfermata alla presidenza della Commissione europea giovedì 18 luglio. Secondo mandato con 401 preferenze (41 in più rispetto all’asticella dei 360 voti che erano la maggioranza dell’aula parlamentare – mentre nel 2019 von der Leyen era stata eletta con soli “8 voti al di sopra” di quella linea di discrimine). Il “no” al “von der Layen bis” è arrivato da tutti i gruppi di destra (dai più moderati ai sovranisti). Il “sì” da Popolari, Socialdemocratici, Verdi e Liberali. “Un’elezione meritata”, ha detto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola introducendo la conferenza stampa del dopo-voto. Un’espressione chiara della volontà del Parlamento, che ha dato “prova di fiducia nei confronti di una leadership forte e ferma in un periodo difficile per l’Europa, in cui serve dare continuità ai nostri cittadini”. È tempo di trasformare le “priorità illustrate in aula”, in “fatti concreti”. Il Parlamento “è pronto a fare la sua parte”, a cominciare da quel ruolo di istituzione “più forte e coinvolta” di cui von der Leyen ha parlato nel suo discorso e scritto nelle sue linee programmatiche. “Il prossimo passo – ha sottolineato Metsola prima di lasciare la parola alla presidente della Commissione – sarà la formazione del Collegio dei commissari. Il Parlamento prenderà molto sul serio il suo ruolo di controllo. Lavoreremo fianco a fianco per creare una squadra quanto più forte a servizio dell’Europa”.
I concetti di Europa “forte” e di collaborazione con le “forze democratiche” è tornato più volte nelle affermazioni della riconfermata Von der Leyen, che non ha nascosto il “carico di emozioni” che ha vissuto giovedì. Dalla presidente, innanzitutto, parole di gratitudine per chi ha scelto di eleggerla: “è un messaggio di fiducia e il riconoscimento del lavoro fatto in questi 5 anni in cui non abbiamo lesinato sforzi per affrontare acque turbolente, mantenendo la rotta verso gli obiettivi”. Gli scambi delle ultime settimane con i diversi capigruppo (in particolare con i Verdi, il cui sostegno non era scontato) sono “fondamenta solide” per il cammino da qui al 2029. Altro aspetto evidenziato, la ricchezza di una campagna elettorale che ha affrontato personalmente, da “Roma a Bucarest, da Helsinki a Lisbona”. Dibattiti che “rendono vibrante la nostra democrazia europea”. Infine, le prossime scadenze. “Scriverò ai diversi leader nazionali, chiedendo di indicare i propri candidati (un uomo e una donna – unica eccezione ammessa, nel caso in cui vengano riconfermati nomi già in carica) per il ruolo di commissario europeo. Entro metà agosto vorrei già aver stilato una rosa di possibili nomi (assicurando quanto più possibile equilibrio di genere), così da avviare le audizioni e il confronto con il Parlamento”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, von der Leyen ha ribadito l’impegno per un’Europa “green”, attenta alle tecnologie e impegnata nel superamento della dipendenza dalle fonti energetiche fossili. Elusiva la risposta rispetto alla posizione espressa dalle forze di maggioranza del governo italiano, specie Fratelli d’Italia, il cui “no” è rimasto segreto, di fatto, fino al momento del voto. Da Von der Leyen l’osservazione che è stato “corretto l’approccio seguito” nella ricerca di sostegno e alleanze, un percorso “che ha permesso di mettere insieme le forze democratiche per un’Europa più forte”. Concetto ribadito quando le è stato chiesto cosa dire ai cittadini e alle cittadine europei. “Stiamo lavorando sui temi della prosperità, della competitività e dell’equità sociale. Ma anche sulla protezione delle persone, la sicurezza e la difesa”. L’impegno più importante “è il rafforzamento della nostra democrazia, che è sotto attacco, dall’interno e dall’esterno: per questo è indispensabile compattarsi per tutelarla”. Alla domanda sulle elezioni negli Stati Uniti e all’eventualità di una vittoria di Donald Trump, che ha posizioni non particolarmente amiche dell’Europa, von der Leyen è tornata a parlare della necessità di “lavorare sodo, con amici e alleati, per costruire un’Europa più forte, solida e indipendente”.