La situazione umanitaria di Haiti richiede un’attenzione urgente e strategie che vadano oltre l’emergenza. Lo hanno dichiarato martedì tre alti funzionari delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, al termine di una visita di quattro giorni nel Paese. I rappresentanti dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) e del dipartimento per la Protezione civile e gli Aiuti umanitari dell’Unione europea (Echo) hanno visto in prima persona l’impatto della violenza in corso che ha sconvolto la vita quotidiana degli haitiani. “Ciò che gli haitiani desiderano di più è la pace, che permetta loro di tornare a scuola, di coltivare i campi, di accedere ai servizi di base come andare in ospedale”, ha dichiarato il direttore delle operazioni e dell’advocacy dell’Ocha, Edem Wosornu.
Mentre i combattimenti continuano nel Paese, nonostante i primi arrivi del contingente keniano di polizia internazionale, più di 578.000 haitiani sono sfollati e circa cinque milioni affrontano una situazione di fame acuta (quasi la metà della popolazione haitiana) con 1,6 milioni di persone a rischio di morire di fame.Inoltre, la violenza ha paralizzato il settore agricolo, che è una fonte di reddito fondamentale per le famiglie, e ha interrotto l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Da gennaio sono state chiuse più di 900 scuole e nella capitale Port-au-Prince quasi il 40% dei centri sanitari è fuori servizio. Le violenze hanno causato la perdita di reddito per le famiglie che un tempo erano economicamente indipendenti, minando la loro capacità di nutrirli a sufficienza e di fornire assistenza sanitaria. La maggior parte delle famiglie sfollate con figli in età scolare non sa se potranno tornare a scuola. In questo contesto, un secondo contingente di 200 poliziotti kenioti è arrivato ad Haiti martedì per rafforzare la missione sostenuta dalle Nazioni Unite e guidata dal Paese africano per combattere le bande violente nella travagliata nazione caraibica. Il primo contingente, sempre di 200 persone, era sbarcato circa un mese fa e fin da subito è stato operativo. Qualche risultato parziale è stato ottenuto, come la ripresa del controllo del maggiore ospedale della capitale, ma si tratta di un’operazione lunga e complessa. Nelle prossime settimane è previsto l’arrivo di ulteriori contingenti keniani, a cui si aggiungeranno agenti e soldati provenienti da Bahamas, Bangladesh, Barbados, Benin, Ciad e Giamaica, per un totale di 2.500 elementi.