Il Congresso del popoloso Stato messicano di Puebla ha approvato ieri la depenalizzazione dell’aborto fino a 12 settimane di gestazione, con 29 voti a favore, sette contrari e quattro astenuti. Non sono, dunque, stati ascoltati, come previsto, gli appelli dell’arcidiocesi di Puebla, che sabato scorso aveva diffuso una nota, in cui si leggeva, tra l’altro: “Chiediamo ai nostri deputati e alle altre autorità di considerare che ci sono questioni più urgenti di cui dovrebbero occuparsi, come l’insicurezza, la violenza, la salute, l’educazione, la promozione della cultura, ecc. (…) non rinunciate ai vostri principi umani, morali o cristiani, ed evitate di macchiarvi le mani con sangue innocente”.
Il comunicato era stato letto, durante la messa domenicale, dall’arcivescovo di Puebla, mons. Víctor Sánchez Espinosa, chiedendo, nel contempo, ai legislatori di “non rinunciare ai loro principi umani e morali”. Quello di Puebla è il quattordicesimo Stato messicano, su 32, ad approvare la depenalizzazione dell’aborto nelle prime dodici settimane, dopo Città del Messico, Coahuila, Baja California, Baja California Sur, Colima, Hidalgo, Oaxaca, Veracruz, Quintana Roo, Guerrero, Aguascalientes, Sinaloa e Jalisco.