“Caro Simone, sii sale della terra: ama la Chiesa che il Signore ti chiama a servire nella porzione di Catanzaro-Squillace; impara ad amare quanti incontrerai sul tuo cammino, ama i piccoli e i poveri, sii strumento di comunione, vivi la grazia della fraternità, spettacolo di bene in un mondo sempre più intristito dall’indifferenza e lacerato da divisioni”. Questa l’esortazione che ieri, nella basilica dell’Immacolata, mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro – Squillace, ha dato a Simone Samà, nel corso dell’omelia pronunciata nella celebrazione in cui lo ha ordinato diacono. Mons. Maniago ha evidenziato che “il sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato non è una sorta di passaggio ‘burocratico’ da adempiere” per “arrivare al presbiterato”, ma “essere diacono è costitutivo della stessa identità presbiterale”. Difatti, ha aggiunto il presule, “il presbitero non cessa di essere diacono, non cessa di essere al servizio della carità: alla mensa dei poveri, anzitutto, ma anche alla mensa eucaristica, dove si esprime la più alta forma della carità, perché ci viene donato ciò che più ci è necessario, la vita stessa di Cristo”. Di qui l’esortazione: “non dimenticarti mai di coloro che busseranno alla tua porta e semplicemente chiederanno che tu sia un uomo di carità”. “Tu lo sia non in modo parziale – ha proseguito mons. Maniago – ma con la stessa misura per tutti. Essere consacrato ed essere diacono non è un volontariato ‘a tempo’, non è una buona opera a cui dedicare qualche ora nella giornata o nel mese”. E’ “rispondere all’iniziativa di Dio, che chiama, elegge, sceglie, come la stessa liturgia dell’ordinazione ci fa dire in questo giorno”.