“La guerra non è soltanto contro l’uomo, contro l’Ucraina. La guerra è contro Dio. Ci siamo riuniti questa sera in preghiera, perché questa è la nostra forza. Però anche l’uomo deve fare la sua parte per costruire la pace. Perciò chi è venuto oggi a Kiev si assume la guerra sulle proprie spalle. Significa dire: ‘quando attaccate e aggredite l’Ucraina, state attaccando e aggredendo anche noi’. Significa dire con grande umiltà e con coraggio che la guerra non ha mai scuse”. Lo ha detto ieri sera mons. Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, prendendo la parola al momento di preghiera che per iniziativa del Mean, Movimento Europeo di azione non violenta, si è svolta ieri sera in piazza Santa Sofia di Kyiv. Il gruppo era stato in visita in mattinata all’ospedale pediatrico di Kyiv colpito da un missile lunedì scorso. “Avete visto cosa fa la guerra contro i bambini”, dice il nunzio. “Il linguaggio di pace è dire NO. No alla guerra. No all’aggressione. La nostra preghiera sia coraggiosa e fiduciosa”.
In un’intervista rilasciata a margine al Sir, il nunzio torna a parlare dell’attacco all’ospedale pediatrico di Kyiv: “Mi sono chiesto in questi giorni, durante la messa, che significato abbia un attacco così. Mi è venuta in mente una risposta. Questi momenti così brutali possono scuotere le coscienze in modo che sia chiaro a tutti che la guerra non va tollerata in nessun modo. Non ci possono essere spiegazioni, motivi, giustificazioni di nessun tipo. La guerra va fermata. Va fermato l’aggressore”. Riguardo poi ai due sacerdoti recentemente liberati e al lavoro diplomatico della Santa Sede sui prigionieri di guerra, il nunzio ha aggiunto: “Io continuo a pregare per loro, perché se voi vedeste che ferite portano nel loro corpo, potreste comprendere davvero in quali condizioni hanno vissuto durante la prigionia. Il nostro pensiero va ed è sempre andato alle migliaia di civili che si trovano ancora in prigione. Nessuno di loro dovrebbe stare in queste condizioni. Veramente di lavoro ce n’è tanto”.