(da Kyiv) Una lunghissima invocazione di pace ieri sera in piazza Santa Sofia di Kyiv, cuore religioso del Paese. Si è svolta in una città attraversata continuamente dal suono degli allarmi, dove l’elettricità va a singhiozzi e la notte sprofonda nel buio. Una città dove la guerra ha colpito la parte più preziosa di una società, i bambini, con l’attacco all’ospedale pediatrico di lunedì 8 luglio. Un minuto di silenzio. Canti e orazioni. Sul palco si alternano vescovi cattolici e greco-cattolici, rappresentanti delle Chiese armeno apostolica, gli avventisti del Settimo Cielo, gli evangelici ma anche ebrei e membri della comunità islamica. C’è anche il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, Ad animare l’iniziativa ci sono i rappresentanti dei movimenti e delle associazioni che con il Progetto Mean, Movimento Europeo di Azione nonviolenta, sono arrivati a Kyiv per dire con la loro presenza che il popolo ucraino non è lasciato solo. Le preghiere vengono lette in italiano e in ucraino. Si prega perché il Dio della pace possa aprire “il cuore degli uomini al dialogo” e perché “sul ricorso alle armi prevalga il negoziato, sull’incomprensione l’intesa, sull’offesa il perdono, sull’odio l’amore”. A seguire virtualmente dall’Italia, 25 “piazze” dal Nord al Sud del Paese, in una presa diretta che è stata rilanciata in piazza Santa Sofia di Kyiv, su un mega schermo. In collegamento da Montecassino, l’abate Pietro Vittorelli, ricorda che l’11 luglio è il giorno in cui si fa memoria di San Benedetto, patrono dell’Europa, “messaggero di pace, costruttore di unità, maestro di civiltà”. Prende la parola anche il card. Edoardo Menichelli: “Cessino le armi, la distruzione, la morte. Signore, dona sapienza a chi governa le Nazioni perché sappiano guardare alla pace come un dono prezioso non solo per l’Ucraina ma per il mondo intero”. Dal palco si ricordano tutte le popolazioni che nei diversi luoghi dell’Ucraina soffrono per le ingiustizie causate dalla guerra: le persone sfollate, lontane da casa, i giovani e i soldati al fronte, gli anziani soli, i volontari e tutte le persone di buona volontà. Alla fine tutti i partecipanti si sono presi per mano e sulla piazza hanno realizzato un enorme cerchio, come segno di un abbraccio di pace che tra allarmi e blackout si è simbolicamente esteso su tutta la città.