L’antico organo di una delle due cantorie della chiesa di San Michele di Mazara del Vallo, dopo più di 100 anni che era spento, è tornato a suonare. Ieri, in occasione della solennità di San Benedetto Abate, è stato presentato il restauro completato dalla ditta dei fratelli Cimino, con le somme del Fondo per l’edilizia di culto del Ministero dell’Interno.
L’organo è stato fatto suonare dal maestro Diego Cannizzaro con un preludio (Toccata in Cesolfaut di Alessandro Scarlatti) e l’accompagnamento liturgico della messa presieduta dal vescovo mons. Angelo Giurdanella e concelebrata dal clero mazarese. L’organo restaurato nasce come strumento che veniva portato in processione, poi, in una seconda fase intorno alla metà del ‘700, è stato collocato nella cantoria destra della chiesa di San Michele. Si tratta di un organo a canne chiuso in cassa in legno di conifera con un prospetto a vista di canne disposte a cuspide centrale, delimitato da due paraste e sormontato da trafori. Originariamente lo strumento era alimentato con mantici azionate a mano, ora dopo il restauro i mantici sono alimentati con un motore con ventola. “Dell’organo non si hanno notizie storiche precise – spiega il maestro Diego Cannizzaro – ma esaminate le caratteristiche costruttive dell’organo si presume che lo strumento sia stato costruito intorno al XVIII secolo da autore siciliano”.
La tastiera di bosso ed ebano è di 45 tasti e prima ottava corta, la pedaliera con 8 pedali scavezza sempre accoppiata al manuale. La parte artistica, ossia la cassa e le altre parti in legno, sono state oggetto di restauro a cura di Rita Guarisco, con la supervisione della Soprintendenza di Trapani (oggi in chiesa erano presenti Tommaso Guastella e Bartolomeo Figuccio). “La testimonianza di San Sebastiano Abate, padre del monachesimo e testimone del Vangelo, sfida anche questo nostro tempo ed è attuale”, ha detto il vescovo. I lavori di restauro dell’organo sono durati circa 2 anni. Lo strumento è stato smontato in ogni sua parte e trasferito presso il laboratorio dei fratelli Cimino ad Aragona (Agrigento) e poi rimontato nella cantoria destra del monastero. Al termine della messa e della presentazione del restauro, le 5 monache di clausura del monastero hanno offerto un piccolo omaggio a tutti i fedeli che hanno riempito la chiesa.