San Benedetto: mons. Cipolla, dom Pagnoni, dom Visintin, madre Paggiaro, “realizzare efficace comunione tra i popoli” e “adoperarsi instancabilmente per la pace”

“Nel giorno della festa di San Benedetto da Norcia, co-patrono d’Europa, facciamo nostro il suo esempio nella ricerca di Dio presente e operante in noi e nel mondo, edificando un’efficace comunione tra i popoli, ravvivando un’operosa solidarietà e adoperandoci instancabilmente per la pace”. Si chiude con questa esortazione il messaggio congiunto del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, degli abati di Santa Giustina e di Praglia, rispettivamente dom Giulio Pagnoni e dom Stefano Visintin, e dell’abbadessa di San Daniele, madre Maria Chiara Paggiaro, in occasione della festa di San Benedetto che ricorre domani.
“Il messaggio evangelico che ancora oggi vive nel monachesimo Occidentale ci sprona alla costruzione di una fraternità universale e può aiutarci a rielaborare un modo nuovo di guardarci e quindi di porci in relazione tra di noi e con gli altri Paesi – si legge nel documento -. L’idea d’identità nazionale propria dell’Italia e di tante le altre nazioni europee si fonda su una concezione etnica dell’appartenenza nazionale. L’enfasi viene infatti posta sull’omogeneità: unità di lingua, di cultura, di storia, di religione, di discendenza”, ma la rappresentazione di un Paese con una forte impronta nazionalistica può “rendere difficile il dialogo e la collaborazione tra Stati. Proprio qui può inserirsi la profezia cristiana: accompagnare la società contemporanea europea a ragionare sulla ricchezza delle differenze”.
La prima motivazione che ha guidato Benedetto, spiegano gli estensori del messaggio, “non era civilizzatrice, né culturale, ma religiosa e spirituale. Una spiritualità in cui scorre la linfa evangelica, che condensa saggezza ed esperienza umana con l’intuito dei bisogni dei tempi. Una spiritualità incarnata, che permette anche a noi oggi di riscoprirci persone e popoli uniti nelle diversità”. San Benedetto, “senza negare la complessità delle differenze, ci insegna come considerarle una ricchezza e non un elemento di scontro, ponendo al primo posto la pari dignità e il pari valore di tutti gli esseri umani.
In un’Europa già multiculturale, multietnica e multireligiosa, il recupero dei suoi valori fondanti le permette, come ha ricordato Papa Francesco, di ‘interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi” (Discorso a Budapest, 28 aprile 2023).

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