La 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che ha per tema “Al cuore della democrazia”, è “una occasione per approfondire e realizzare una partecipazione democratica a servizio del bene comune, animata dall’amore sociale, in un panorama sociale e politico in cui il coinvolgimento popolare alla vita civile presenta segnali di crisi e assume connotati nuovi. Le Settimane sociali in questi ultimi decenni si sono occupate del tema della democrazia collegato al bene comune”: lo sottolinea mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale, ricordando che nel 1991 a Torino si è trattato l’argomento “Identità nazionale, democrazia e bene comune” e nel 2004 a Bologna si è discusso su “La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri” e nel 2007 a Pistoia-Pisa si è affrontato il tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”.
L’introduzione della categoria di democrazia in campo cattolico in Italia, precisa il presule, “risale alla fine dell’Ottocento in anni di accese discussioni all’interno dell’Opera dei Congressi, soprattutto in preparazione al Congresso cattolico di Milano del 1897. Si deve al beato Giuseppe Toniolo, fondatore delle Settimane sociali, il merito di avere sdoganato la democrazia in campo cattolico”.
Il Toniolo espone il concetto essenziale della democrazia “illustrandolo con argomenti tratti dalla Sacra Scrittura, dalla storia del cristianesimo e della filosofia civile. Egli, spostando l’attenzione sugli aspetti etico-sociali al posto di quelli politici, definisce la democrazia” come “quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori”. In questa definizione si coglie la volontà del Toniolo “di tracciare una bozza di programma comune per l’azione sociale dei cattolici italiani. Per il professore dell’Università di Pisa l’essenza permanente e universale della democrazia è determinata dal fine costituito dalla cooperazione al bene comune, che si realizza in un ordine sociale fondato sui doveri prima che sui diritti”. L’azione a favore dei poveri, animata dalla carità evangelica, “non serve solo a garantirne la tutela e l’incolumità”, ma a “favorirne il miglioramento” morale e materiale per renderli protagonisti della loro elevazione. Il Toniolo, dunque, “afferma con vigore che la vita nuova inaugurata da Gesù Cristo comincia a realizzarsi già in questa terra. Per il professore pisano il cristianesimo ha rivoluzionato il concetto di democrazia, anche se la sua realizzazione non è stata sempre perfetta e lineare a causa dei peccati dei membri della Chiesa”. Per il Toniolo “la democrazia considerata nel suo fine ultimo non è tanto una democrazia formale, ma sostanziale che prescinde dal tipo del governo politico in cui si realizza concretamente”. Per Toniolo, conclude mons. Pennisi, “il concetto cristiano di democrazia organica, che promuove una autonomia cooperativa degli enti intermedi, si identica con l’ordinamento solidaristico di tutta la società e si differenzia dalla concezione laicista e secolarista di matrice individualista o collettivista. Il professore pisano delinea il concetto di democrazia come teoria sociale e prepolitica, anche se con logiche proiezioni sulla progettualità politica. Il cuore di quella che è stata chiamata una ‘metafisica della democrazia’, basata sull’antropologia cristiana, è il concetto di partecipazione al bene comune”.