Papa Francesco: agli ambasciatori di Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania, “famiglia, speranza e pace siano di guida al vostro servizio”

(Foto Vatican Media/SIR)

Questa mattina, nel Palazzo apostolico vaticano, Papa Francesco ha ricevuto in udienza gli ambasciatori di Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali. Rivolgendosi ai nuovi ambasciatori Papa Bergoglio ha detto: “Nel momento in cui assumete i vostri incarichi, vorrei che riflettessimo brevemente su tre parole che possono esservi di guida nel vostro servizio: famiglia, speranza e pace”. “Primo: famiglia. Le Nazioni che rappresentate hanno ciascuna la propria storia, cultura, tradizione e identità. Al tempo stesso, sono parte di un’unica famiglia umana. E in effetti, l’immagine di famiglia applicata alla Comunità internazionale è appropriata, perché le famiglie ‘costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro’ (Lett. enc. Fratelli tutti, 114). Il nobile lavoro della diplomazia, ad ambedue i livelli, bilaterali e multilaterale, ha lo scopo di promuovere e far crescere tali valori, indispensabili all’autentico e integrale sviluppo di ogni persona, come al progresso dei popoli”. “Purtroppo, il tessuto della famiglia delle nazioni è oggi lacerato dalla tragedia di conflitti civili, regionali e internazionali”, ha subito aggiunto Francesco. “Pensiamo soltanto a cosa sta succedendo in Sudan, Ucraina, Gaza e Haiti, per fare alcuni esempi. Contemporaneamente, assistiamo a molteplici crisi umanitarie conseguenti a tali conflitti, compresa la mancanza dell’accesso ad alloggio, cibo, acqua e cure mediche adeguati. E in più, dobbiamo anche porre attenzione ai problemi della migrazione forzata, al numero crescente di sfollati interni, al flagello del traffico di esseri umani, agli effetti dei mutamenti climatici, specialmente sui soggetti più poveri e vulnerabili, e agli squilibri economici globali che contribuiscono alla perdita della speranza, specialmente tra i giovani. Causa di grave preoccupazione è anche il declino della natalità, che si sperimenta in molti Paesi. Alla luce di tali sfide, è essenziale intraprendere un dialogo lungimirante, costruttivo e creativo, basato sull’onestà e sull’apertura, per trovare soluzioni condivise e rafforzare i legami che ci uniscono come fratelli e sorelle all’interno della famiglia mondiale. In proposito, dobbiamo anche ricordarci dei nostri obblighi nei confronti delle future generazioni, chiedendoci in che tipo di mondo vogliamo che vivano i nostri bambini e chi verrà dopo di loro”.
“La risposta a tale domanda implica la seconda parola: speranza. Essa è il messaggio centrale dell’imminente Anno giubilare, che la Chiesa cattolica celebrerà a partire dal prossimo 24 dicembre. Di fronte all’incertezza per il futuro, è facile scoraggiarsi, diventare pessimisti e perfino cinici. Eppure la speranza ci porta a riconoscere il bene presente nel mondo, e ci dà la forza necessaria ad affrontare le sfide dei nostri giorni”.
“La pace – la terza parola che vi offro – è ‘frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità’ (Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2024). Solo quando mettiamo da parte l’indifferenza e la paura può fiorire un genuino clima di rispetto reciproco, che porti a una durevole concordia. La vostra presenza qui è un segno eloquente della volontà delle Nazioni che rappresentate e della Comunità internazionale nel suo complesso di affrontare le situazioni di ingiustizia, discriminazione, povertà, e disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che ostacolano le pacifiche aspirazioni delle generazioni presenti e future. È mio auspicio che nell’esercitare il vostro ruolo di diplomatici vi sforzerete sempre di essere costruttori di pace, quelli benedetti dall’Onnipotente (cfr Mt 5,9)”.

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