“Il decreto-legge presentato dal ministero della Salute” per ridurre le liste d’attesa “rappresenta un primo, reale intervento nel ridurre una problematica complessa ed assolutamente fondamentale per l’efficienza del Ssn”. Lo afferma la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). “Una criticità molto importante della sanità pubblica, che ha radici lontane” ed è diventata “insostenibile”; una “problematica molto complessa che non può certamente essere risolta in tempi brevi né con un solo intervento, ma questo può e deve essere un primo grande passo”, si legge in una nota della Società scientifica.
Tra le cause “la carenza di personale sanitario” e “la mancanza di una vera rete territoriale per cui la domanda di salute della popolazione si è riversata tutta (o quasi tutta) sugli ospedali e sui Pronto soccorso”.
“Il rafforzamento del sistema di coordinamento nazionale a cura di Agenas, con una modalità di monitoraggio, un modello innovativo che possa garantire la interpretabilità dei dati, un Cup unico di prenotazione regionale ed interregionale che integrerà tutte le prestazioni mediche disponibili nel pubblico e nel privato convenzionato, la base giuridica per far partire il supporto della intelligenza artificiale alla telemedicina ed alla medicina convenzionata sono senz’altro un importante impegno”, prosegue la Sigo. A questo si aggiungono “l’aumento del tetto di spesa per le assunzioni e 250 milioni per la defiscalizzazione della produttività aggiuntiva”. “Per fare tutto questo – precisa però la Sigo –, però ,bisogna sempre avere come punti fermi due concetti: dignità e rispetto che vanno declinati per tutti gli attori coinvolti, operatori sanitari e cittadini”.
Per la Società scientifica è “auspicabile che nel corso della discussione del disegno di legge vengano apportate ulteriori migliorie, come la più chiara definizione delle priorità e vengano stanziati fondi per rendere più facilmente realizzabili tali presupposti. Questo vale per tutti gli ambiti di salute e, a maggior ragione, per tutto ciò che riguarda la salute delle donne che non sono solo la metà della popolazione ma rappresentano un importante indicatore della sanità nel suo complesso”.