Popoli e Missione: “L’energia dell’Africa”, la rivista racconta le trasformazioni in atto con le voci dei testimoni

Tradizione e cambiamento, materie prime, demografia e mercato del lavoro: nei prossimi anni un boom inaspettato ci sorprenderà per “L’energia dell’Africa”. Il dossier centrale del numero di giugno di Popoli e Missione “raccoglie una serie di voci dal giovane continente che testimoniano grandi cambiamenti”, spiega la redazione della rivista della Fondazione Missio. “Dalla tecnologia, al costume e le novità culturali, il continente si racconta in queste pagine attraverso testimoni e protagonisti. Un rapido giro di orizzonte sulle novità (spesso molto positive) che vengono da Paesi africani: con i trend in evidenza e le riflessioni di Roberto Valussi, giornalista della rivista Nigrizia”. “A 30 anni dalla fine dell’apartheid il Sudafrica è un laboratorio sociale e culturale con molte sfaccettature in cui permangono divisioni e contraddizioni, come spiega l’africanista e docente universitaria Itala Vivan”. Dalla diocesi di Milano al Camerun le Missionarie laiche della Comunità Cml, sono impegnate dal 2003 nel Nord del Camerun con una serie di progetti nel campo dell’educazione, della formazione e delle relazioni umane “per colmare il divario tra grandi povertà e ricchezze in mano ad una piccola élite”. Da Bergamo ad Agnibilékrou in Costa d’Avorio, religiosi, religiose e un laico “stanno affrontando insieme la sfida di elaborare e vivere uno stile cristiano che, pur nel rispetto della tradizione locale, sia in grado di trasmettere lo spirito di universalità della Chiesa”. Infine la testimonianza di padre Renato Kizito Sesana che dal Kenya “racconta la sua missione lunga e feconda, nel segno del cristianesimo e dell’aderenza ad un modello culturale e sociale africano imprescindibile”. Dall’Africa all’Italia, invertendo la rotta, un missionario Clarettiano è vice parroco a Trieste. Padre Lambert Okere parla della “parrocchia aperta” in cui vivere il cammino sinodale, avendo come compagni di strada i migranti, i poveri, la gente del territorio, sempre con quella vocazione all’unità, all’ubuntu, tipica della cultura africana.

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