Oggi, 3 giugno, è morto in ospedale Nazir Gill Masih, cristiano settantenne di Sargodha, città del Punjab, in Pakistan. L’uomo era stato attaccato da una folla a seguito di un’accusa di presunta blasfemia. In un colloquio con Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) mons. Samson Shukardin, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha affermato che “è molto importante che venga introdotta una normativa in base alla quale coloro i quali hanno accusato ingiustamente qualcuno di blasfemia siano condannati, anche a pene detentive”. Il presule ha sottolineato che, poiché l’analfabetismo è comune tra i cristiani, “è improbabile che la maggior parte di loro possa commettere blasfemia secondo la fattispecie prevista dall’art. 295B del codice penale, il quale prevede l’ergastolo per la profanazione del Corano”. Senza leggi che dichiarino reato fabbricare accuse di blasfemia, per il presule, i cristiani e le altre minoranze religiose non si sentiranno mai al sicuro. Il vescovo, che è anche presidente della Commissione cattolica nazionale per la Giustizia e la Pace, ha accusato le autorità pakistane di “non aver reso giustizia ai cristiani vittime delle violenze che, lo scorso agosto, hanno interessato il distretto di Jaranwala, sempre nel Punjab e anche in questo caso per una falsa accusa di blasfemia”. Mons. Shukardin ha avvertito che questo e altri esempi di “inerzia del governo hanno incoraggiato a usare le controverse norme sulla blasfemia contro le minoranze innocenti” e ha sottolineato che solo “la pressione straniera indurrà il Pakistan ad agire. Il Paese ha bisogno di pressioni dall’estero, dai governi nei confronti del governo”.