Corpus Domini: mons. Carbonaro (Potenza), “la nostra Chiesa ha il compito di incrociare il passo di chi vive la città degli uomini e delle donne del nostro tempo”

“La nostra Chiesa ha il compito di incrociare il passo di chi vive la città degli uomini e delle donne del nostro tempo, contenitori assetati dell’amore di Dio”. Lo ha detto mons. Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, durante la celebrazione per la Festa del Corpus Domini che ha comportato a Potenza, in coincidenza con la Festa della Repubblica, un lieve cambiamento del programma tradizionale. Quest’anno si è reso, infatti, necessario evitare la benedizione del Santissimo alla città dal balcone della Prefettura come è sempre avvenuto in passato; e questo per la coincidenza con manifestazioni civili legate appunto al 2 giugno. La processione – quella del Corpus Domini è la più importante dell’anno – è stata, invece, come al solito molto partecipata per le vie principali del centro storico. Il presule ha tra l’altro sostato col Santissimo qualche attimo in preghiera davanti alla chiesa della Trinità e poi ha proseguito insieme ai fedeli fino al Duomo dove ha impartito la solenne benedizione alla città. Nell’omelia della messa, citando Papa Francesco, l’arcivescovo ha ricordato la “desertificazione spirituale del nostro tempo” ed ha aggiunto anche che è proprio a partire da questo deserto che possiamo ritrovare “la gioia di credere”, perché spesso sono gli uomini e le donne del nostro tempo “a mostrarci la stanza alta” quella indicata dal Vangelo, per la preparazione della Pasqua, la stanza dove le persone portano le loro domande di senso che si accendono lungo il cammino dell’esistenza”. “Abbiamo bisogno di Eucarestia che genera comunità – ha detto mons. Carbonaro –, che suscita prossimità, che ravviava la nostra storia” e trasforma la quotidianità. “ L’agire eucaristico – ha sottolineato – strappa il lavoro umano alla condanna che lo presenta precario, ingiusto, competitivo, restituendolo alla benedizione che lo rende equo, solidale, sussidiario”. Ed ha concluso ancora una volta la sua omelia invocando Dio perché “fermi la guerra e conduca il cuore di tutti su sentieri di pace”.

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