“In un momento di grande gioia, desidero esprimere la mia sincera gratitudine a tutti coloro che hanno fatto tutto il possibile affinché questo giorno, questo momento tanto atteso arrivasse. A nome mio e a nome di tutta la nostra Chiesa, vorrei esprimere la mia gratitudine al Santo Padre, Papa Francesco, che ha contribuito personalmente alla liberazione dei nostri sacerdoti-redentoristi Bohdan e Ivan. Nonostante i grandi ostacoli, dato che la loro prigionia è durata più di un anno e mezzo, gli sforzi della diplomazia vaticana hanno conseguito un risultato vittorioso”. Lo afferma Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk in occasione della liberazione dalla prigionia russa dei due sacerdoti greco-cattolici, “che sono stati martoriati da coloro che, un tempo erano comunisti, e oggi sono rascisti”. Quindi il ringraziamento a “tutti i dipendenti delle strutture diplomatiche della Santa Sede, in particolare il Segretario di Stato cardinale Parolin, e Sua Eminenza il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, che il Santo Padre ha incaricato a curare la liberazione dei catturati e dei prigionieri ucraini. Un ringraziamento speciale va anche a mons. Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina”. Shevchuk rivolge “parole di gratitudine a tutti i fedeli della nostra Chiesa, ai milioni di ucraini che hanno pregato per la salvezza e la liberazione dei nostri sacerdoti”. “Oggi, più di 28.000 civili ucraini sono prigionieri in Russia. Si tratta di giornalisti, medici, funzionari del governo autonomo locale, membri del clero, e figure culturali, tutti coloro che sono considerati dai russi come espressioni pericolose dell’identità ucraina. Ora dobbiamo tutti impegnarci nella lotta per ottenere il rilascio di tutti i prigionieri ucraini, inclusi i civili – conclude Sua Beatitudine -, poiché la loro detenzione viola qualsiasi norma internazionale, prassi di conduzione della guerra e il diritto internazionale in quanto tale”.