Si è conclusa ieri (dal 24 giugno), a Gerusalemme, la visita di “solidarietà e scambio” di Caritas Italiana e del Servizio Cei per gli Interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli. La delegazione ha incontrato il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, che ha incoraggiato “a continuare il lavoro comune, per ora negli interventi possibili per l’emergenza umanitaria, più tardi nei primi passi della ricostruzione materiale e morale”. “Sono stati quattro giorni molto intensi” si legge in una nota della Caritas Italiana durante i quali “è stato continuo lo scambio con Caritas Gerusalemme, il principale partner di Caritas Italiana nella regione”. Tra gli scopi della visita “dare forma a quei progetti che sono e saranno finanziati grazie alle offerte raccolte nelle diocesi italiana durante la Quaresima, in risposta all’appello della Colletta nazionale” del 18 febbraio. “Siamo grati a Caritas Italiana e alla Chiesa italiana – ha detto Anton Asfar, segretario generale Caritas Gerusalemme – per la solidarietà e il sostegno. Siamo orgogliosi di questo nostro rapporto fraterno e del sostegno a Caritas Gerusalemme che ci dà forza in questo momento di generale insicurezza. Apprezziamo l’impegno significativo di Caritas Italiana e della Chiesa che è in Italia nell’accompagnare le persone più vulnerabili in Terra Santa”. Gli interventi realizzati grazie alle offerte raccolte, prosegue la nota, “saranno destinati soprattutto alla popolazione di Gaza e a quelle situazioni di povertà che sono conseguenza diretta della guerra in corso. Già ora Caritas Gerusalemme è significativamente presente nella Striscia con 75 operatori, soprattutto nel Sud, con un impegno particolare in ambito sanitario e nella distribuzione di aiuti in denaro e beni materiali. Caritas Italiana è già intervenuta con un primo contributo di 600mila euro, destinati al sostegno finanziario, sanitario, psicologico alla popolazione in difficoltà nella Striscia e nei Territori occupati”. Non è mancato un ricordo degli operatori sanitari di Caritas Jerusalem, in particolare Viola e Issam, morti nei primi mesi del conflitto a Gaza a causa dei bombardamenti seguiti agli attacchi dello scorso 7 ottobre.
Nel corso della visita la delegazione ha incontrato, nella Città santa, “le famiglie con difficoltà abitative e con problemi di ricongiungimento familiare; a Ramallah le attività di orientamento professionale e scolastico così come quelle che promuovono il reciproco aiuto tra giovani e anziani; a Betlemme i progetti con le persone disabili, l’animazione comunitaria e la tutela dei diritti dei contadini. Su tutto – rimarca Caritas Italiana – pesa fortemente la guerra in corso che produce ovunque e per tutti crisi economica e disoccupazione. Sarà importante, per ridare fiducia, anche la ripresa dei pellegrinaggi, in particolare a Betlemme”. Il patriarca Pierbattista Pizzaballa, riferisce la nota, ha sottolineato “il contributo che la comunità cristiana, benché minoritaria in Terra Santa, può dare in modo nuovo e originale nel favorire la comunicazione in un momento in cui, per il resto, l’unico orizzonte realistico sono il raggiungimento di un cessate il fuoco duraturo e gli interventi umanitari a sollievo della popolazione colpita. Poi si tratterà di dare atto ad ognuno delle ferite aperte e di lavorare insieme per sanarle”. “Grazie per quello che fate”, ha detto don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, nel salutare i colleghi di Gerusalemme, “grazie per quello che siete, per come portate avanti i progetti: con coraggio e soprattutto con speranza. In un mondo che sembra credere solo nella violenza non ci resta, come comunità cristiana, che dare testimonianza con le nostre opere, che Dio è amore. Non si tratta solo di fare, ma di fare con amore e di fare insieme”. Alla missione hanno preso parte, oltre a don Pagniello, il vicedirettore Paolo Valente, il responsabile di Caritas Italiana per il Medio Oriente, Danilo Feliciangeli, e don Gabriele Pipinato, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei.