“La crisi climatica che sta mettendo in ginocchio l’umanità intera è una chiara e drammatica provocazione alla nostra umanità. E le nuove generazioni lo sanno”. Lo ha detto don Alberto Ravagnani, collaboratore della pastorale giovanile della diocesi di Milano, presentando, in sala stampa vaticana, il messaggio del Papa per la Giornata mondiale del creato, in programma il 1° settembre sul tema: “Spera e agisci con il creato”. “La questione ambientale sta particolarmente a cuore ai giovani di oggi, perché l’attuale crisi climatica incombe sul loro futuro e su quello dei loro figli come una minaccia sempre più ineluttabile”, ha osservato il relatore: “Per la maggior parte di loro l’impegno e la mobilitazione per la salvaguardia dell’ambiente non sono questioni di fede, anche se hanno un grande valore spirituale. Per i giovani cristiani, invece, proprio la fede può essere il principale motivo di una decisa e rinnovata azione a favore della casa comune. Non solo la paura del futuro, insomma, ma la speranza dell’eschaton, la consapevolezza che c’è in gioco il nostro destino nell’eternità”. Per questo motivo, secondo don Ravagnani, “il tema della cura del creato andrebbe a buon diritto inserito nella pastorale giovanile per la formazione della fede delle nuove generazioni”: “Una fede che sia sempre più incarnata e che sappia entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente di oggi. Una fede che accenda la speranza e mobiliti l’agire, in modo da generare opere nuove per il bene dell’ambiente. Una fede che diventi testimonianza per i non credenti, i quali, vedendo i giovani cristiani appassionati e formati, possano aprirsi anch’essi non solo alla cura del creato, ma anche alla gloria del suo creatore”. “Nei nostri contesti ecclesiali il tema della cura del creato non è sempre adeguatamente portato all’attenzione dei ragazzi e dei giovani come tema di fede”, la denuncia del sacerdote, secondo il quale “sarà questo tema di fede ad alimentare la speranza dei giovani cristiani, a stimolare la loro creatività, a mobilitare nuove e più virtuose prassi”, in quanto “punto di contatto tra la Chiesa e la società, tra i credenti e non credenti, a partire da cui unire le forze e camminare insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà verso un mondo migliore”, anche tramite i social e il mondo digitale.