“La difficoltà per gli psichiatri di prevedere la vulnerabilità nei primi anni della vita – se non attraverso fattori di rischio noti (genetica familiare per disturbi mentali, Adhd e disturbi della condotta in età precoce, traumi fisici, emotivi e sessuali…) – impedisce spesso interventi di prevenzione primaria che vadano aldilà del solito dibattito tra limitare la disponibilità delle sostanze e la generica informazione sui rischi nelle scuole all’interno, purtroppo, di un mercato che va invece espandendosi ed è sempre più facilmente accessibile”. Lo afferma Liliana Dell’Osso, presidente della Società italiana di psichiatria, commentando “a caldo” la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, presentata oggia a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro le droghe che ricorre domani. “Questa società – spiega la presinete Sip – sembra non essere in grado di indirizzare politiche di prevenzione del disagio ma, piuttosto, di ‘rincorrere’ i fenomeni esclusivamente se questi colpiscono e allarmano l’opinione pubblica: la gestione della violenza, in primis, ma anche quella della violazione costante di molte norme del ‘vivere civile’. La realtà attuale esprime, nei fatti, un profondo indebolimento della convivenza sociale e di un’utile condivisione degli strumenti di analisi da parte degli adulti che sembrano nutrirsi, quasi esclusivamente, del ‘politicamente corretto’, a discapito di una visione approfondita dei fenomeni e della loro specificità in una realtà sociale che cambia con una velocità inarrestabile e devia progressivamente dalle certezze che hanno garantito, per secoli, modelli più o meno efficaci, ma stabili, di comportamento”.