Sudan: Save the Children, oltre 1.500 bambini hanno subito gravi violazioni nel 2023

Il numero di bambini uccisi, feriti o vittime di altre gravi violazioni in Sudan è quasi sestuplicato nel 2023, raggiungendo un livello record, mentre un conflitto drammatico sta paralizzando il Paese. È l’allarme lanciato oggi da Save the Children, che chiede “un’azione globale urgente per affrontare la crisi attuale”.
Dai nuovi dati delle Nazioni Unite, viene spiegato in una nota, emerge infatti che nel 2023 sono state commesse almeno 1.721 gravi violazioni nei confronti di 1.526 bambini, con un aumento rilevante rispetto alle 306 registrate nel 2022. Nel dettaglio, i casi documentati nel Rapporto annuale delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati comprendono oltre 480 bambini uccisi, 764 mutilati e oltre 200 reclutati nel conflitto. Almeno 114 bambine sono state violentate o sottoposte a violenza sessuale. Si tratta del numero più alto registrato nel Paese dal 2006, quando le Nazioni Unite hanno iniziato a raccogliere sistematicamente informazioni sulle sei gravi violazioni commesse contro i bambini nei conflitti. “Questi dati – viene sottolineato dall’Ong – rappresentano probabilmente solo una frazione del numero di gravi violazioni a cui i bambini in Sudan sono stati sottoposti. Gli osservatori delle Nazioni Unite, preposti a verificare i dati, hanno incontrato forti difficoltà per accedere al Paese e continue violenze che non hanno permesso loro di lavorare”.
Dallo scoppio del conflitto in Sudan nell’aprile del 2023, i bambini e le loro famiglie hanno dovuto affrontare un aumento delle violenze, della fame e dello sfollamento. All’inizio di quest’anno, l’analisi di Save the Children con l’Armed Conflict Location and Event Data Project (Acled) ha rilevato che un bambino su due si è trovato a meno di cinque chilometri dalle linee del fronte del conflitto nell’ultimo anno, esposto a colpi di arma da fuoco, bombardamenti, attacchi aerei e altre violenze. Nel frattempo, oltre 4 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case e la crescente scarsità di cibo ha lasciato circa 5 milioni di persone, la maggior parte delle quali minori sotto i cinque anni, in condizioni di malnutrizione acuta.
“È inconcepibile che l’anno scorso in Sudan siano stati commessi 1.721 crimini contro i bambini. Inoltre, dato che moltissime violazioni non vengono denunciate, sappiamo che questa può considerarsi solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Arif Noor, direttore nazionale di Save the Children in Sudan”. L’enorme aumento rispetto agli anni precedenti dimostra che il conflitto mette sempre più a rischio la vita dei bambini e deve finire immediatamente. “Oltre alle uccisioni e alle menomazioni, più di 200 bambini – ha aggiunto – sono stati costretti al reclutamento armato e sono giunte notizie orribili di esecuzioni di massa e stupri, anche di bambini. Chiediamo alla comunità internazionale un’azione politica urgente per affrontare questa crisi. Questo conflitto non richiede solo aiuti umanitari, ma anche una soluzione politica. I leader mondiali devono fare tutto ciò che è in loro potere per trovare soluzioni che pongano fine ai combattimenti e lavorare direttamente con le parti in conflitto per assicurarsi che stiano rispettando i loro obblighi di diritto internazionale. Le parti in conflitto devono prendere tutte le precauzioni possibili per prevenire gravi violazioni contro i bambini”.
La crisi in Sudan è una crisi dei bambini. Attualmente 14 milioni di bambini su una popolazione infantile di 22 milioni hanno bisogno di sostegno umanitario, 19 milioni di bambini non possono andare a scuola e 4 milioni di bambini sono sfollati. Ma nonostante l’entità del bisogno, gli aiuti umanitari sono estremamente carenti. A metà anno, risulta finanziato appena il 16% del piano umanitario previsto.
L’anno scorso Save the Children e i partner locali in Sudan hanno sostenuto 2,4 milioni di persone, tra cui 979.000 bambini, con assistenza umanitaria critica.

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