Diocesi: mons. Pavanello (Adria), “si apra una nuova stagione di impegno e servizio alla società e al Paese ispirati al pensiero sociale della Chiesa”

“La conversione esige che vengano praticate la fraternità e la giustizia e questo è possibile a tutti”. Lo ha sottolineato questa sera il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, nella celebrazione eucaristica che ha presieduto al tempio civico della B.V. del Soccorso in Rovigo in suffragio del senatore Antonio Bisaglia in occasione del XL anniversario della morte.
Commentando le letture della solennità della Natività di San Giovanni Battista, il presule ha richiamato le parole di Isaia: “Voce di uno che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. “Sono parole – ha commentato – che alludono nono solo alla fine di ogni prepotenza e di ogni ingiustizia, ma soprattutto ad un impegno per il rinnovamento delle coscienze, un rinnovamento che ha conseguenze anche nella vita sociale e politica”.
“Molte cose – ha osservato mons. Pavanello – sono cambiate dal lontano 1984, anno della morte del sen. Bisaglia. Tra le altre è cresciuta la disaffezione dalla politica, che si manifesta soprattutto nella non partecipazione al voto e in un diffuso giudizio negativo verso chi fa politica. Ma anche i politici possono salvarsi, ci direbbe Giovanni il Battista, anzi la politica, vissuta nel suo significato autentico è un modo esigente per esercitare la carità”. “Come afferma Papa Francesco in Evangelii Gaudium ‘è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune’ (n. 205)”, ha proseguito il vescovo evidenziando che “questa visione non era estranea ad Antonio Bisaglia, non solo per l’educazione religiosa ricevuta in famiglia e in parrocchia (da ragazzo è stato anche per due anni alunno del Seminario diocesano) e per la militanza giovanile nell’Azione Cattolica. Alla fede e alla vita cristiana rimase legato per tutta la vita”. “Nella complessità dell’impegno politico, conservò sempre il riferimento alla dimensione dei valori e degli ideali, vivendo la fatica e lo sforzo di coniugare questa dimensione con le situazioni concrete e con gli interessi di persone e di gruppi”, ha ricordato mons. Pavanello, citando il filosofo Armando Rigobello che di Bisaglia affermò: “È quell’uomo che vive a contatto di situazioni limite proprie del contesto sociale, ossia in situazioni in cui si incontra la realtà umana nelle sue tensioni morali ed insieme la si coglie immersa in una spregiudicata lotta di interessi. In questo contatto anche la sua vita si fa tensione etica ed insieme è sollecitata da spregiudicatezza prammatica. In ogni caso è un’avventura degna di essere vissuta, un gratificante e talvolta doloroso e sconcertante servizio alla società”. “Non è questa la sede per dire se e quanto Bisaglia sia riuscito in questa avventura, che è comune ad ogni cristiano che si impegna in politica”, ha commentato il vescovo, aggiungendo: “È importante però ricordare che ha affrontato questa sfida e ha cercato, con i limiti della umana fragilità, di fare il bene del Paese e, in particolare, della sua terra di origine”. “La nostra preghiera – ha concluso – questa sera, a quarant’anni dalla sua tragica scomparsa, non può non esprimere il sentimento della riconoscenza per tante realizzazioni dovute al suo impegno e alla sua lungimiranza, realizzazioni di cui il Polesine gode tuttora. Allo stesso tempo, mentre invochiamo dal Padre di ogni misericordia, la pace e il riposo eterno per questo nostro fratello, chiediamo che, valorizzando l’esempio di tanti cristiani che si sono impegnati nell’azione politica, si apra una nuova stagione di impegno e di servizio alla società e al Paese ispirati al pensiero sociale della Chiesa, pensiero sempre attuale e fecondo di nuove e più incisive realizzazioni”.

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