Caporalato: mons. Ferretti (Foggia), “c’è bisogno di un cambio forte di mentalità”

“Siamo molto turbati e addolorati per ciò che è accaduto a Satnam Singh, esprimiamo la nostra solidarietà alla sua famiglia, e ci chiediamo una volta di più come interrompere questa catena di sfruttamento e di morte, come far fronte auna così grande ingiustizia”. Sono state le parole di mons. Giorgio Ferretti, arcivescovo di Foggia-Bovino, intervenuto oggi al convegno “Sfruttamento del lavoro e caporalato”, organizzato dall’Università di Foggia nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza del capoluogo pugliese. “Lo straniero nella Bibbia gode di una vera protezione giuridica. La ragione del rispetto sta anche nell’esperienza di migrante vissuta e sofferta dal popolo di Israele: il popolo è invitato a ricordarsi delle sofferenze passate”, ha proseguito il presule citando anche il capitolo 25 del Vangelo di Matteo – “Ero forestiero e mi avete ospitato” – per sottolineare come l’accoglienza sia un dovere per il cristiano, come lo è la dignità di qualsiasi persona. “La legalità, la dignità umana, la sicurezza del lavoro, non sono un costo, né tantomeno un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Anche per onorare la morte dei molti che anche nella nostra terra hanno pagato con la vita il sistema perverso del caporalato dobbiamo fare di più, impegnarci di più, tutti”, ha aggiunto mons. Ferretti nel suo intervento, nel quale ha ricordato come lo sfruttamento sia un fenomeno sociale storico, duro da sradicare, che ha prodotto le sue vittime, come ad esempio Paola Clemente, morta di fatica il 13 luglio 2015, e Jerry Masslo, ucciso il 29 agosto 1989 perché aveva rifiutato come Satnam Singh la logica dello sfruttamento. “Non è accettabile che ci si accorga di questo fenomeno solo quando muore un essere umano”, ha dichiarato l’arcivescovo di Foggia, sottolineando come sia importante fare di più ed essere più creativi per evitare questi fatti, anche come comunità cristiane, spingendo sulle vie legali come i Corridoi umanitari, impegnandosi a costruire una società più umana e più legale, creando condizioni abitative migliori, trasporti pubblici più efficienti, condizioni di vita più umane. “C’è bisogno di un cambio forte di mentalità: non è normale che le persone siano sfruttate al limite della schiavitù, non è normale che si lavori quattordici ore al giorno per pochi euro. Non è normale vivere e lavorare, essere parte attiva della produzione di una terra e non fare parte di quella società. Come Chiesa di Foggia faremo la nostra parte. Perché il vero volto della Chiesa è quello della madre che ama e accoglie tutti i suoi figli, tutti!”.

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