La tragedia avvenuta nei giorni scorsi, che ha portato alla morte di Satnam Singh, 31 anni, che nella Pianura Pontina viveva insieme alla giovane moglie e lavorava come bracciante agricolo, “ci addolora profondamente”. “Non possiamo però fermarci allo sgomento né alla condanna per le condizioni inumane in cui tante donne e tanti uomini, per lo più di nazionalità straniera, sono costretti a lavorare”.
Lo afferma oggi, in una nota, la Federazione Regionale dei Consultori di Ispirazione Cristiana del Lazio evidenziando che una “madre” terra “così fertile e portatrice di frutti non può divenire luogo di morte e di negazione dei diritti fondamentali”. Il lavoro dei Consultori di ispirazione Cristiana è quello di essere “a fianco delle famiglie anche a livello educativo, perché in ogni nucleo possano crescere cittadini responsabili e capaci di riconoscere in ogni uomo, al di là dell’etnia o nazionalità, un fratello”. Su questo fronte – aggiungono – “dobbiamo lavorare sempre di più, perché tra i bambini, i ragazzi, i giovani e gli adulti che raggiungiamo attraverso attività e progetti possa radicarsi una cultura profonda di cura dell’altro”. Quanto accaduto, inoltre, “non chiama in causa solo le nostre coscienze ma ci chiede anche, come cristiani e persone impegnate a livello educativo, di progettare e realizzare modalità concrete di accoglienza e attenzione nei confronti dei tanti migranti che lavorano nella nostra terra”. Perché, come ha ricordato il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, dove si è consumata questa “ennesima tragedia”, mons. Mariano Crociata, “un immigrato deve essere trattato con la premura che vorremmo per noi stessi e per i nostri cari”.