“Evitare il sovraffollamento dei pronto soccorsi ostetrici e aumentare la percentuale di allattamento al seno, prolungandone la durata nel tempo”. Sono questi i principali obiettivi che è possibile perseguire grazie al tele-supporto nei giorni e nei mesi successivi al parto. Ad assicurarlo è Cristina Panizza, consigliera della Fnopo, la Federazione nazionale degli Ordini della professione ostetrica, all’indomani della diffusione del Position Statement sul tele-supporto all’allattamento redatto dalla Società italiana di neonatologia (Sin). “Nel periodo della pandemia da Covid-19 abbiamo incrementato l’utilizzo della telemedicina per necessità. Oggi – afferma Panizza – continuiamo ad avvalercene proprio in virtù del valore aggiunto che offre, sia in condizioni di emergenza, o presunta tale, che per i consulti di routine”.
Per comprendere appieno le potenziali del tele-supporto, partiamo dalle situazioni di urgenza. “Immaginiamo un donna in allattamento che sospetti di avere una mastite. In presenza di un’alterazione, anche lieve, della temperatura corporea e di una dolente tensione delle mammelle, sarebbe indotta a recarsi nel pronto soccorso più vicino. Una scelta dettata dal timore di un peggioramento, ma non scevra da rischi. Come sappiamo – aggiunge la consigliera della Fnopo – i reparti di emergenza-urgenza, soprattutto se eccessivamente affollati, sono un ricettacolo di germi e batteri che potrebbero mettere a repentaglio la salute materna e, di riflesso, quella del neonato. Ecco, in una situazione come questa un tele-consulto immediato con l’ostetrica/o di riferimento consentirebbe una valutazione e, di conseguenza, la possibilità, in caso di necessità, di fissare una visita in tempi celeri. In situazioni di non urgenza, come un ingorgo mammario che la donna ha temuto fosse una mastite, è possibile offrire delle indicazioni pratiche per poter gestire in autonomia la situazione, continuando a monitorare le condizioni della signora a distanza o in presenza”.
Il tele-supporto offre numerosi vantaggi anche nella pratica quotidiana. “Immaginiamo ora un’altra donna che al momento delle dimissioni dopo il parto manifesti un certo timore a recarsi in un ambulatorio per l’allattamento con il suo piccolo nato da pochi giorni, per paura, ad esempio, di trasportarlo da sola in auto. In questo caso – osserva Panizza -, alla donna può essere offerta la possibilità del tele-consulto, anche quotidiano, intervallato da visite in presenza. La telemedicina, in altre parole, è uno strumento che ci permette di rafforzare il concetto di home visiting, incentivando anche la partecipazione dei padri e, laddove possibile, dell’interno nucleo familiare. L’allattamento al seno richiede un impegno esclusivo della madre: la donna è fisicamente occupata con il suo bambino per molte ore al giorno, un impegno che richiede energie e successivo riposo. Far comprendere queste dinamiche a tutte le persone che ruotano attorno alla neomamma, anche utilizzando la telemedicina, permetterà di aumentare il tasso di allattamento al seno e prolungarne la durata nel tempo”. In altre parole, “la telemedicina può essere per l’ostetrica/o – professionista dedicata alla salute della donna, della coppia e del neonato, utilizzata non solo per il sostegno, la promozione e la protezione dell’allattamento, ma anche nella valutazione del benessere generale della donna/neomamma, per una pronta individuazione delle depressioni post parto e – conclude Panizza – la successiva allerta al team multiprofessionale”.