I vescovi polacchi esprimono la loro “ferma contrarietà nei confronti delle modifiche del programma scolastico volte a ridurre l’insegnamento della catechesi ad una sola lezione settimanale e all’unificazione delle diverse classi di studenti durante l’ora di religione”, come recita la Dichiarazione firmata da mons. Wojciech Osial, presidente della Commissione per l’educazione cattolica dell’episcopato polacco, diffusa martedì 18 giugno, dopo le dichiarazioni di Barbara Nowacka, ministra dell‘Educazione nel governo di Donald Tusk. La riforma, anticipata da Nowacka, che dovrebbe entrare in vigore con l’inizio del prossimo anno scolastico (in Polonia è il 1° settembre), in considerazione di un sempre più limitato numero di studenti che frequentano le lezioni di catechesi (introdotte 30 anni fa nelle scuole di ogni ordine e grado), prevede, inoltre, l’obbligo di pianificare l’ora di religione come prima o ultima lezione (in modo da evitare delle pause indebite di coloro che non frequentano tali lezioni) e l’esclusione del voto in catechesi, ottenuto dallo studente, dal computo della media annua (utile per l’ammissione alle istituzioni scolastiche di ordine superiore) nonché l’eliminazione della materia religione/etica dalla lista delle materie “a scelta” per l’esame di maturità. I vescovi pertanto “incoraggiano tutti i fedeli ad intraprendere delle azioni che mirino a valorizzare le lezioni di catechesi nelle scuole” e, in particolare, “chiedono ai genitori cattolici di pronunciarsi con coraggio in merito alla questione” rivolgendo un simile appello anche “ai media cattolici, ai movimenti e alle comunità religiose”. Il sindacato di insegnanti che si riallaccia alla tradizione di Solidarnosc (movimento della società civile cui proteste portarono alla caduta in Polonia del regime sovietico), in relazione al piano governativo, esprime la massima preoccupazione per una possibile perdita di almeno 10mila posti di lavoro. Il sindacato sottolinea altresì che la composizione delle classi unificate durante l’ora di religione potrebbe portare a iniziare le lezioni di catechesi alle ore 7 di mattina o dopo le ore 14, al termine di altre lezioni. Il sindacato considera che una simile situazione possa scoraggiare gli studenti, che potrebbero non avere voglia di arrivare a scuola molto presto o di prolungarvi la loro permanenza. Nowacka, prendendo posizione in riferimento alle critiche della riforma, si è detta “conscia di colpire gli interessi di un gruppo” poiché “la Chiesa si è abituata a trarre profitto dal fatto che gli insegnanti della catechesi, soprattutto dei sacerdoti, attualmente sono retribuiti dallo Stato”. La ministra, auspicando un’effettiva “separazione tra Stato e Chiesa”, ha anche aggiunto, “con tutto il rispetto e comprensione nei confronti della Chiesa”, di essere convinta che “la Chiesa polacca senza alcun problema, con i propri mezzi e potenziale proprio, possa organizzare delle lezioni di catechesi per coloro che lo desiderano”. Secondo i dati statistici, mentre nell’anno 2018/2019 quasi l’81% di studenti dei licei frequentava le lezioni di catechesi, l’anno scorso il loro numero non ha superato il 60%. Simili dati riguardano le scuole professionali. In Polonia la frequenza dell’ora di religione non è obbligatoria, bensì volontaria, in conformità con la volontà espressa per iscritto dai genitori del minore.