Diocesi: card. Cantoni (Como), “portare, nell’ambiente di vita in cui viviamo, il messaggio d’amore di Cristo”

L’esempio, sempre attuale, dei santi patroni Gervasio e Protasio, due fratelli martiri della Chiesa ambrosiana, “viene proposto anche a noi oggi per indurci ad amare come Gesù, non a parole, ma in maniera profonda, mentre affrontiamo anche noi, come Gervasio e Protasio certe nostre forme di martirio, quale quello della pazienza, della fedeltà alle nostre promesse, con la scelta di accogliere benevolmente chi ci è avverso, come anche la determinazione di prodigarsi con generosità verso tutti, fino ad amare anche il non amabile, lo straniero, il povero, l’ammalato, il nemico”. Lo ha detto, stamattina, il card. Oscar cantoni, vescovo di Como, nella messa celebrata nella collegiata di Bormio, nella memoria liturgica dei santi Gervasio e Protasio.
La festa dei patroni “ci riporta alle radici cristiane di questa nostra comunità. Siamo stimolati così non solo a confermare una antica e santa tradizione, sviluppata dalla fede dei nostri padri, lungo la storia, ma anche a sostenere con decisione la volontà di approfondire ulteriormente la nostra fede cristiana”, che “è il dono di Dio che ci permette di vivere la vita e le nostre relazioni interpersonali con dignità e responsabilità, pienamente inseriti nel nostro tempo, in una società che non è più cristiana. Ciò non significa, però – ha avvertito il porporato -, la fine del cristianesimo, ma piuttosto la fine di una sua forma storica, nell’impegno di offrire una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi, così che la Chiesa possa essere capace di sostenere e illuminare gli uomini e le donne di oggi”. Il card. Cantoni ha evidenziato: “A tutti noi è offerta la possibilità di portare, nell’ambiente di vita in cui viviamo, il messaggio d’amore di Cristo e di testimoniare come il vangelo di Gesù continua a promuovere una vita bella, pienamente umana, fraterna e solidale, in una società dove spesso regna l’individualismo e la ricerca del solo benessere personale o di gruppo, dove spesso ci troviamo davanti a tante persone che sembrano aver perduto ogni traccia di umanità”. Infatti, “noi cristiani ci sentiamo chiamati a vivere una vita diversa, nel pieno rispetto della dignità di ogni essere umano, che deve essere sempre trattato con amore, a imitazione del Padre dei cieli, che ama infinitamente ciascun essere umano perché suo figlio”. Infine, l’augurio “essere capaci di trasmettere la bontà della vita cristiana attraverso una degna condotta di vita, illuminata dalla grazia di Dio e da forme esemplari che trasmettano immediatamente e a tutti la gioia di dirsi e di essere cristiani”.

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