Brasile: Camera discuterà “senza fretta” legge che equipara a omicidio aborto dopo le 22 settimane. Cnbb, “provvedimento importante, difendere sempre vita di madre e nascituro”

Il presidente Camera dei Deputati del Brasile, Arthur Lira, ha annunciato che l’assemblea legislativa discuterà “senza fretta” la proposta di legge che equipara l’aborto dopo le 22 settimane all’omicidio, dopo averla approvata la settimana scorsa come questione d’urgenza.
Secondo Lira, la questione sarà trattata “ampiamente” nella seconda metà dell’anno, ma ha aggiunto che “i diritti già garantiti” non saranno rivisti. Il disegno di legge propone di equiparare l’aborto dopo le 22 settimane a un semplice omicidio anche per le vittime di stupro, uno dei tre casi in cui la legge brasiliana consente l’interruzione della gravidanza, insieme al rischio di morte per la madre e di malformazioni fetali. Sulla proposta di legge è intervenuta la presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha ribadito la sua posizione in difesa e protezione della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale. Di fronte al dibattito sull’aborto legato al progetto di legge 1904/2024 in corso di elaborazione al Congresso nazionale, la Cnbb ricorda il suo impegno per la difesa di entrambe le vite, quella della madre e quella del bambino: “La Chiesa cattolica in questo momento considera importante l’approvazione del disegno di legge 1904/2024, ma continua ad attendere l’elaborazione di altri disegni di legge che garantiscano tutti i diritti del nascituro e della donna incinta”.
Nella nota, la Cnbb ricorda che il progetto di legge è volto a frenare la morte indotta dei neonati attraverso la “crudele pratica dell’asistolia fetale”, vietata dal Consiglio federale di medicina (Cfm) e attualmente autorizzata da un’ingiunzione del Tribunale supremo federale (Stf).
“Va sottolineato che la ventiduesima settimana non è un traguardo arbitrario. Da questa età gestazionale in poi, quando il bambino viene partorito, molti neonati sopravvivono. Allora perché ucciderli? Perché questo desiderio di morte? Perché non evitare il trauma dell’aborto e, dopo la nascita, se la madre lo desidera, affidare legalmente il bambino all’amore e alle cure di una famiglia adottiva? Lasciate che la donna e il suo bambino vivano”, affermano i vescovi. Per quanto riguarda il “crimine odioso dello stupro”, la Cnbb chiede che gli autori siano identificati e che la legislazione sia rigorosa ed efficace nel punirli: “È un’illusione pensare che uccidere il bambino sia una soluzione”.

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