“Quando le persone sono unite con la fede nell’amore del Signore, portano un sussurro della salvezza in arrivo che tutti aneliamo. Ho il desiderio che la sofferenza finisca, la sofferenza di mio figlio, di tutti gli ostaggi e di tutte le centinaia di migliaia di civili innocenti a Gaza”. Così Rachel Goldberg-Polin, la madre del giovane Hersh, ostaggio di Hamas a Gaza, in un messaggio inviato al card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, all’indomani della fine del pellegrinaggio diocesano di “pace e di solidarietà” a Gerusalemme e Betlemme guidato dallo stesso porporato. Nel testo, pervenuto al Sir, Goldberg-Polin si dice commossa per l’incontro avuto con il cardinale e i pellegrini a Gerusalemme, durante il quale ha ripercorso le fasi del rapimento di suo figlio Hersh il 7 ottobre scorso. La donna, ebrea osservante, cita il salmo 23 “Non temo il male, perché Tu sei con me…” e il 126 dove si legge “Quando l’Eterno fece tornare i reduci di Sion, ci pareva di sognare. Allora la nostra bocca fu piena di sorrisi e la nostra lingua di canti d’allegrezza… O Eterno, fa’ tornare i nostri che sono in schiavitù, come i ruscelli nella terra del Neghev”:
“Prego che il Salmo 126 si compia oggi” scrive Goldberg-Polin chiedendo al card. Zuppi di “continuare a pregare che Hersh rimanga forte, sopravviva e torni a casa da me vivo e presto. Che tutti gli ostaggi amati tornino a casa ora. E che tutti gli innocenti che soffrono nella nostra regione trovino calma, conforto e salvezza oggi”. Dalla donna giungono anche parole di rispetto per Papa Francesco e ringraziamenti ai pellegrini per il loro sostegno concreto alla campagna per aiutare a portare Hersh e gli altri ostaggi a casa. “Non dimenticherò – conclude il messaggio – il dolore, l’empatia e le lacrime sui loro volti, persone gentili, benevoli e premurose che hanno toccato il mio cuore ferito e malconcio”. In una intervista al Sir, rilasciata al termine del pellegrinaggio, il card. Zuppi ha riferito di essere stato toccato dalle parole della donna che durante l’incontro a Gerusalemme disse: “Fin dall’inizio ho sempre avuto preoccupazione per la sorte di tutti gli ostaggi e nello stesso tempo anche dei civili a Gaza. Non c’è competizione nel dolore, tutti gli esseri umani provano dolore. La cosa pericolosa e lacerante è credere che ci sia una competizione fra questi due dolori. Non esiste competizione tra la sofferenza dei civili che vivono a Gaza e quella di coloro che sono stati trascinati dentro Gaza”. “Questa donna – le parole di Zuppi – pensava al suo dolore e a quello di tanti a Gaza. Rachel ha detto una cosa molto giusta: ‘voglio che il mio dolore non provochi altro dolore’”.