Verrà inaugurato il prossimo 21 giugno a Vittorio Veneto, alle 18, alla presenza del vescovo Corrado Pizziolo, il restauro del salone comitale degli stemmi presso il castello vescovile di San Martino. Il salone esisteva già, come sala del trono, nel castello medievale. A fine ’500 venne ristrutturata per volontà del vescovo veneziano Marcantonio Mocenigo: risale a quell’epoca la realizzazione della volta a botte con grottesche, dipinte dal Pozzoserrato. Il grande salone rettangolare divenne quindi sala d’armi e, solo nel 1942, iniziò ad essere chiamato “salone degli stemmi”, a seguito della decisione del vescovo Beccegato di riprodurre gli stemmi dei vescovi di Ceneda dall’inizio della storia della diocesi fino al ‘600 (gli stemmi dei vescovi successivi si trovano nel salone del vescovado e nell’atrio della cappella di San Martino).
Un piccolo gioiello, che tuttavia necessitava di un intervento di risanamento e restauro, a causa dei danni provocati dall’umidità nella parete a nord. Dallo scalone esterno, per anni, è scivolata acqua verso la parete, riempiendola. Nel 2019 lo scalone è stato restaurato e il problema dello scorrimento dell’acqua risolto, ma restava da mettere mano alla parete della sala per togliere l’umidità. “Subito – spiega don Mirco Miotto, direttore dell’Ufficio arte sacra e beni culturali – si è provveduto con un intonaco ‘di sacrificio’, che per qualche anno ha fatto il suo lavoro, estraendo umidità. Ma nel momento in cui tale intonaco ha finito il suo effetto, si è reso necessario intervenire diversamente. E così sono partiti i lavori a cura della ditta specializzata Diemmeci di Villorba. La situazione che gli esperti hanno trovato è stata peggiore del previsto e in vari punti si è dovuto lavorare con tecniche specifiche per assicurare il fissaggio dell’intonaco. Si è deciso di procedere alla pulizia e al consolidamento anche della parete sud, così da avere un lavoro completo. La volta, invece, necessitava solo di una pulizia”. La spesa dell’intervento è stata sostenuta dalla diocesi di Vittorio Veneto, anche grazie ad un significativo contributo di Banca Prealpi.