L’evento di chiusura del progetto “GenerAzioni fruttuose” è stata l’occasione, ieri, per intitolare il Centro di aggregazione giovanile per l’arte e la cultura di via Cagliari 13 di Casapesenna al giudice beato Rosario Livatino.
Il Centro, attualmente gestito dalla cooperativa “MaeditActio”, sorge in un bene confiscato alla camorra, rivalorizzato e assegnato da Agrorinasce, con i fondi del Ministero dell’Interno. Il Centro opera dal 2017 con il caffè letterario “ArtEspressa”, ospitando mostre, laboratori didattici, in particolare laboratori di ceramica.
Ad introdurre e moderare l’evento Giovanni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce: “Questa per noi è una giornata di fondamentale importanza, intitolando un bene confiscato, con tanta fatica e impegno rivalorizzato da Agrorinasce e con altrettanto impegno e passione gestito dalla cooperativa Maeditactio, al primo magistrato beato ovvero il giudice Rosario Livatino”.
“Un sogno che si concretizza – ha detto Elisabetta Reccia, presidente della cooperativa sociale Maeditactio -. Per noi Rosario Livatino è un testimone di fede e di giustizia”.
L’intitolazione del Centro al beato Livatino è stata definita “un segnale di speranza e di umanità” da mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, il quale ha dichiarato: “Il giudice Livatino è stato riconosciuto beato per le virtù che ha cercato di portare a compimento, non è stato solo il giudice che con rigore ha applicato la legge, ma ha vissuto con ulteriori virtù che la legge può accompagnare, ma non le fonda. Le fonda la partecipazione alla vita di Dio e l’agire secondo la sua volontà”. Don Vittorio Cumerlato, parroco di Santa Croce a Casapesenna, ha poi reso merito a realtà come Agrorinasce e Maeditactio che portano avanti messaggi di pace e segni di rinascita.
Della frase iconica del giudice Livatino – “Quando finirà la nostra esistenza non ci verrà chiesto quanto siamo stati credenti, ma credibili” – impressa sulla targa e del suo significato ha discusso Elena Giordano, presidente di Agrorinasce.