Scienza e ricerca: mons. Paglia (Pav), “servono discernimento e valutazione sul piano etico”. “Tutelare vita di fronte a cultura dello scarto”

“’La qualità di una civiltà si misura dal rispetto che mostra per i suoi membri più deboli’. In questa frase del Venerabile Servo di Dio Jérôme Lejeune, si condensa l’importanza e l’attualità della sua ricerca e del suo insegnamento sul piano scientifico ed umano”. Così mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), nel suo saluto all’iniziativa promossa dalla Pav, oggi pomeriggio in Piazza San Calisto 16, a Roma, per i 30 anni dalla scomparsa del professor Jerome Lejeune, fondatore e primo presidente  dell’Accademia.
“Lo sviluppo della ricerca, della scienza, della medicina, delle tecnologie collegate, richiedono un’attenta opera di discernimento e valutazione sul piano etico – ha ammonito Paglia -. E qui la Pontificia Accademia per la Vita del 1994, si salda con la Pontificia Accademia per la Vita del 2024. Sono la stessa entità, aggiornata dal Magistero dei Pontefici che abbiamo avuto: dopo San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ed oggi Papa Francesco. Tutti e tre hanno indicato le strade da percorrere e da approfondire. Senza dimenticare le nostre origini, abbiamo allargato le aree di interesse e di riferimento”. Perché, ha spiegato il presidente della Pav, “la sfida alla vita è globale. Come la vita stessa: è fragile al suo inizio ed alla sua fine, ma se ci pensiamo bene, è sempre fragile, è sempre da custodire, tutelare, proteggere, in ogni momento, soprattutto nelle diverse condizioni e nei diversi scenari geopolitici. La vita è sempre preziosa, ma le condizioni economiche, sociali, culturali, ambientali, in cui la nostra vita si sviluppa, si collegano strettamente alla necessità di imboccare in modo irreversibile la strada dello sviluppo umano integrale universale”. Così, citando Papa Francesco, mons. Paglia ha concluso: “Solo in un pianeta non inquinato, solo dentro un mondo in cui ci riconosciamo davvero fratelli e sorelle tra noi, potranno darsi le condizioni per un autentico sviluppo umano integrale. Perché la cultura dello scarto è sempre pronta: nei confronti dei deboli e fragili in salute, nei confronti dei miliardi di deboli e fragili che soffrono fame, denutrizione, conseguenze dei conflitti, del cambiamento climatico”.

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