Diocesi: card. Betori (amm. ap. Firenze), “ho fiducia nel nuovo arcivescovo, non da adesso”

“Il nuovo arcivescovo non mi è sconosciuto, l’ho trovato parroco all’Immacolata a Montughi quando sono arrivato a Firenze, e ho accolto la sua richiesta di partire come missionario in Ciad. Ho fiducia in lui, non da adesso”. Lo ha sottolineato questa mattina il card. Giuseppe Betori, incontrando i giornalisti in vista del suo saluto alla Chiesa fiorentina in programma domenica, con la celebrazione eucaristica che presiederà alle 17 in cattedrale. Il 24 giugno poi, nella festa del patrono san Giovanni Battista, sarà lo stesso porporato a presiedere l’ordinazione episcopale del suo successore, don Gherardo Gambelli. Betori ha ricordato le tre nomine attribuite al sacerdote al suo ritorno dall’Africa: vicedirettore spirituale in seminario, parroco, cappellano del carcere. “La base della sua spiritualità è biblica – ha evidenziato –, la Bibbia è pane quotidiano per me e per lui. In questo ci sarà continuità. A lui ho detto di essere se stesso, pur dentro una tradizione. Essere vescovo a Firenze vuol dire inserirsi in una storia che ci circonda”.
Nel corso dell’incontro, il porporato ha ricordato le visite del Papa a Firenze per il Convegno ecclesiale nazionale del 2015 e a Barbiana, nel 2017, per il cinquantesimo di don Lorenzo Milani. Ha poi richiamato le tante presenze caritative fiorentine, che vanno da quelle storiche come la Misericordia o la Compagnia dei Bonomini a quelle più recenti: un sentiero, ha ricordato, “in cui anch’io lascio qualche sassolino” ricordando i due grandi centri Caritas, la Casa della Carità a Novoli e la Crocetta che aprirà nella zona est della città, e Casa Marta, hospice per bambini malati legato all’ospedale pediatrico Meyer. Sul fronte culturale invece ha menzionato la grande opera di inventariazione del patrimonio artistico ecclesiale, che ha visto la realizzazione di 271 mila schede e che in questo periodo è raccontato attraverso una mostra, “Pulcherrima testimonia”: “È una delle cose buone che mi ascrivo”, ha affermato.
Betori rimarrà a vivere a Firenze, e manterrà gli altri suoi impegni, in particolare il lavoro alla Congregazione per le Cause dei santi che – ha spiegato – “mi ha preso”. Tra i casi su cui ha lavorato, il coinvolgimento nel riconoscimento del miracolo per il quale è diventato santo Charles de Foucauld e il miracolo “fiorentino” per la santità di Carlo Acutis.

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