Stati Uniti: de la Iglesia Viguiristi (La Civiltà Cattolica), “come influirà la gestione dell’economia di Biden sulle sue possibilità di rielezione?”

“Lo scorso 5 marzo, nel cosiddetto supermartedì elettorale, non ci sono state sorprese. È ormai praticamente certo che Joe Biden e Donald Trump saranno i candidati, rispettivamente, del Partito democratico e di quello repubblicano alle prossime elezioni di martedì 5 novembre 2024. Si ripeterà la corsa per la Casa Bianca del 2020”. Esordisce così Fernando de la Iglesia Viguiristi, corrispondente dalla Spagna de “La Civiltà Cattolica” e professore di Economia internazionale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Nel n. 4.176 della rivista dei gesuiti, in uscita sabato e come di consueto anticipato al Sir, Viguiristi propone un’analisi sul presente e sul futuro dell’economia statunitense, ricordando che nel discorso sullo stato dell’Unione dello scorso marzo, Biden ha affermato di aver ereditato un’economia sull’orlo del baratro, ma che ora essa è l’invidia del mondo. “Abbiamo creato quasi 14 milioni di posti di lavoro, di cui 750mila nel settore manifatturiero – ha specificato -. I salari reali sono in aumento. Abbiamo avuto 23 mesi consecutivi di disoccupazione sotto il 4% per la prima volta in mezzo secolo”. La sua amministrazione, sottolinea de la Iglesia Viguiristi, “ha promosso il miglioramento delle condizioni delle famiglie della classe media. Ha rivitalizzato la propria base industriale, concentrandosi anche sul contrasto alle pratiche economiche sleali di Pechino. Il braccio di ferro tra le due grandi potenze è evidente in tutti i settori; la Cina cerca di fare della propria moneta un’alternativa al dollaro”. Al tempo stesso, “nei primi tre anni del mandato di Biden, l’inflazione è salita al livello più alto degli ultimi 40 anni”. Di qui l’interrogativo: “come influirà la gestione dell’economia del presidente sulle sue possibilità di rielezione?”.
“La situazione economica – l’analisi del gesuita – influenza l’umore degli elettori. Tuttavia non è del tutto decisiva”. L’esito delle elezioni presidenziali di novembre prossimo, “come la maggior parte di quelle precedenti, dipenderà quasi certamente dalle condizioni economiche interne o, più precisamente, come esse vengono percepite. Fatto sta che i recenti sondaggi suggeriscono che lo scollamento tra percezione e realtà potrebbe essere il problema principale del presidente Biden. Gli elettori terranno in considerazione in tutta la loro rilevanza le misure su cui Biden ha basato il rilancio della leadership americana nel mondo o peserà sul voto l’esperienza di tre anni di inflazione? L’inflazione non è stata forse causata dallo scatenarsi di uno stimolo macroeconomico superiore alla capacità di produzione dell’economia?”.
Ma non è tutto: per l’economista “resta da vedere come possano influire altre questioni, come la politica migratoria o la posizione assunta nella guerra di Israele contro Hamas. È noto che, salvo che sulla questione cinese, le proposte di Trump sono notevolmente diverse, o addirittura opposte, a quelle di Biden. È più che evidente – conclude – quanto tutto ciò sia importante per la vita dei cittadini Usa e per quella del resto del mondo”.

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