Open Olympics 2026: associazioni, “decreto del 10 giugno ennesima occasione persa, non ci sono riferimenti a trasparenza”

Lunedì 10 giugno il decreto legge 85 dal titolo “Disposizioni urgenti per la ricostruzione post-calamità, per interventi di protezione civile e per lo svolgimento di grandi eventi internazionali” torna ad affrontare (tra gli altri) il tema delle Olimpiadi e Paralimpiadi. Il suo articolo 11 chiarisce come “le attività svolte dalla Fondazione “Milano Cortina 2026” non siano disciplinate da norme di diritto pubblico e che la Fondazione non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico”. E conclude ribadendo come il decreto offra “i chiarimenti necessari per le complesse e urgenti attività di gestione, organizzazione, promozione. e comunicazione degli eventi sportivi relativi ai Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, così scongiurando il pericolo di ritardi che comprometterebbero la realizzazione dell’evento”.
“Questo decreto è l’ennesima occasione persa perché in nessuna sua parte si affronta il tema della trasparenza integrale da garantire attraverso la realizzazione di un portale unico di dati relativo alle opere connesse e ai Giochi, come richiesto dalla campagna”, è il commento di Libera, capofila delle oltre 20 associazioni promotrici della campagna Open Olympics 2026, “Vogliamo i Giochi invernali Milano Cortina trasparenti, legali, rendicontabili”, lanciata lo scorso 14 maggio.
“Il decreto non dice poi nulla che non fosse già noto, limitandosi ad enfatizzare la dimensione privatistica della Fondazione Milano Cortina”, osservano le associazioni promotrici tra cui Libera, Wwf Italia, Italia Nostra, Legambiente, Cai, Mountain Wilderness Italia, Cipra Italia. “Ciò pare persino volerla schermare da quegli obblighi di responsabilità e rigorosa rendicontazione che la legge prevede per gli enti pubblici, proprio all’indomani delle indagini che coinvolgono il precedente management della Fondazione stessa”.
“Inutile ricordare – è il commento dei promotori – come la Fondazione viva grazie a 600 milioni versati da enti pubblici: Stato, Regioni, Province autonome. Saranno quegli stessi enti (come esplicitato dalla stessa Fondazione nel proprio bilancio 2022 ottenuto tramite Foia) che dovranno farsi carico sia del “rimborso al Comitato olimpico internazionale dei contributi anticipati, in caso di cancellazione dei Giochi” sia dell’eventuale deficit che la Fondazione si dovesse trovare ad affrontare nel periodo di liquidazione della stessa”.
“Chiediamo pertanto a chiunque sia a qualsiasi titolo coinvolto nell’evento olimpico e paralimpico di porre in essere ogni sforzo al fine di garantire piena trasparenza, andando oltre i meri obblighi formali di pubblicazione e le nature più o meno privatistiche degli enti”, sottolineano i promotori. “Crediamo che un efficace controllo fondato sulla responsabilità dei decisori (accountability) non leda i principi di concorrenza, né comporti un aggravio sui tempi – conclude la nota -. Anzi, è garanzia anche per i soggetti economici che a diverso titolo sono impegnati nella realizzazione delle opere e dei futuri Giochi, oltre che dei territori e delle sigle che rappresentiamo”.

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