Il primo ministro iracheno Muhammad Shiaa al-Sudani ha firmato il decreto che riconosce il patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, responsabile delle proprietà e dotazioni della sua Chiesa patriarcale “in Iraq e nel mondo”. Il patriarcato caldeo, nel riferire la notizia, riporta le parole del cardinale che ringrazia “le autorità religiose cristiane e islamiche, sciite e sunnite, e tutte le organizzazioni governative, in particolare il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, il Dipartimento per gli Affari iracheni e le libertà religiose e civili, i media e tutte le persone che lo hanno sostenuto” in questi mesi di crisi scoppiata in seguito al ritiro del decreto n. 147, deciso a luglio dello scorso anno dal presidente iracheno Abdul Latif Rashid. Decreto emanato dal suo predecessore Jalal Talabani, il 10 luglio 2013, che riconosce il patriarca, nominato dalla Santa Sede, capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo”, oltre che “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”. Decisione che per Mar Sako nascondeva le manovre politiche di Ryan al-Kildani, capo delle Brigate Babilonia, milizie armate filo-iraniane, per delegittimarlo e mettere così le mani sui beni della Chiesa. In segno di protesta, il cardinale aveva lasciato la sua residenza di Baghdad per recarsi a Erbil. Il nuovo decreto potrebbe adesso chiudere questa crisi di rapporti tra Stato e Chiesa caldea, quest’ultima attesa da un importante appuntamento, il Sinodo, che si svolgerà dal 15 al 19 luglio a Baghdad, dove il patriarca ha fatto ritorno l’11 giugno incontrando, per primi, i sacerdoti dell’arcidiocesi.