Se i Paesi del G7 tagliassero appena il 2,9% della loro spesa militare annuale (35,7 miliardi su un totale di 1.200 miliardi di dollari) si avrebbero risorse sufficienti per contribuire ad azzerare la fame nel mondo e risolvere la crisi del debito estero, che stritola i Paesi più poveri e vulnerabili. È la fotografia che emerge da una nuova analisi di Oxfam, diffusa alla vigilia del vertice del G7, in programma da domani a Borgo Egnazia, in Puglia. Secondo le stime di Oxfam, per contribuire ad eliminare la fame nel mondo, in tutte le sue forme, sarebbe sufficiente lo stanziamento di 31,7 miliardi di dollari in più all’anno da parte dei Paesi donatori del G7. A questi basterebbe aggiungere 4 miliardi di dollari per ridurre considerevolmente il livello di indebitamento del Sud del mondo, liberando risorse pubbliche fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali come istruzione e sanità nei Paesi più fragili e fortemente indebitati. A fronte di ciò val la pena ricordare che le spese militari sostenute dai Paesi del G7 nel 2023 sono state di 916 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 74,9 nel Regno Unito, 66,8 in Germania, 61,3 in Francia, 50,2 in Giappone, 35,5 in Italia e 27,2 in Canada. “Se si tratta di aumentare gli stanziamenti che alimentano le guerre, i governi del G7 trovano sempre le risorse necessarie, ma quando si tratta di reperire risorse per contribuire ad azzerare la fame nel mondo improvvisamente sono al verde – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia –. In realtà l’impegno sarebbe davvero affrontabile per le loro economie, e con un impatto incredibile per la vita di centinaia di milioni di persone. Il G7 non solo ha i mezzi, ma anche la responsabilità di far sì che questo accada”.
Oltre 281 milioni di persone nel mondo in questo momento soffrono di malnutrizione acuta. Paesi come Somalia, Guatemala, Yemen e Kenya sono attraversati da crisi devastanti, mentre oltre 1 milione di persone a Gaza è letteralmente ad un passo dalla carestia. “I bambini a Gaza stanno morendo di fame, la popolazione non ha accesso all’acqua e alle cure mediche, mentre l’ingresso di aiuti, che è crollato a maggio con l’invasione di Rafah, continua col contagocce – aggiunge Pezzati –. In questo momento non ci sono luoghi sicuri dove riparare, a uccidere non sono solo le bombe ma anche la mancanza di cibo e le malattie infettive. Senza l’immediato cessate il fuoco, votato lunedì scorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e un drastico aumento dell’ingresso degli aiuti, questo scenario sembra destinato tragicamente a deteriorarsi”.
Oxfam lancia quindi un appello urgente ai Paesi del G7, affinché ribadiscano con forza la richiesta a Israele di attuare la recente sentenza della Corte internazionale di giustizia, che impone uno stop immediato delle operazioni militari a Rafah, consentendo l’accesso di beni essenziali nella Striscia. “Il G7 deve inoltre garantire che le proprie politiche economiche e gli accordi con Israele non favoriscano un potenziale genocidio”, aggiunge Pezzati. Oxfam chiede inoltre ai leader del G7 di mettere in campo tutti gli sforzi diplomatici a loro disposizione, per fermare il rischio di un’ulteriore escalation in Libano e Yemen.
Dall’analisi di Oxfam emerge inoltre che se da un lato i Paesi del G7 sono debitori nei confronti dei Paesi a basso e medio reddito di ben 15.000 miliardi di dollari in aiuto pubblico per lo sviluppo non elargito e finanziamenti per l’azione climatica non stanziati, dall’altro continuano a beneficiare del pagamento di 291 milioni di dollari al giorno in rimborsi del debito e interessi. A maggio, Papa Francesco ha detto che cancellare il debito dei Paesi che non sono in grado di ripagarli è “una questione di giustizia”, delineando così la sua visione in vista del Giubileo del 2025. I Paesi a basso e medio reddito spendono oggi quasi un terzo del loro bilancio per il servizio del debito, una cifra pari a quella investita in istruzione, sanità e protezione sociale messe insieme.