“A pochi giorni dal voto per il Parlamento europeo, sedimentati ormai i dati sull’esito elettorale e sulle analisi dello stesso, un aspetto rimane poco indagato, almeno dal nostro punto di vista. È il dato dell’astensionismo, preoccupante per l’entità e per la sua crescita tendenziale”. Lo afferma l’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) in una nota appena diffusa. L’esito di un voto “è sempre positivo in quanto espressione di una partecipazione democratica – si legge nel testo –. Ma, se gli astenuti sono più della metà degli aventi diritto, ogni risultato assume un significato diverso e parziale”. Certo, argomenta l’Agesc, “qualcuno dirà che anche l’astensione è una scelta. Non c’è dubbio ma la democrazia è un metodo di governo basato sull’espressione della volontà del popolo a cui, come recita l’art.1 della Costituzione, appartiene la sovranità e che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla carta costituzionale”. Tuttavia, “anche assumendo l’astensione come una deliberata scelta, un modo per dire alla politica il proprio rifiuto, a noi questa scelta arriva come un grido di dolore con toni di disperazione in alcuni casi”. Di qui il pensiero “al baratro del Sud dove il non voto ha toccato l’abisso più profondo”.
Dall’Agesc un auspicio: “Si interroghino allora i nostri rappresentanti, di ogni schieramento, su cosa ha scavato questo abisso. Noi lo facciamo e lo faremo come associazione di promozione sociale impegnata con i suoi volontari in un instancabile lavoro di costruzione e partecipazione. Ci pare però di poter anticipare un elemento da proporre al dibattito comune ed è quello della sempre minore rilevanza dei cosiddetti ‘corpi intermedi’, che costituiscono l’articolazione e i tendini stessi del corpo democratico”. “Come cattolici e come cittadini ci sentiamo ancora più chiamati a partecipare attivamente nei luoghi della socialità dove la società e la democrazia si fanno realtà quotidiane. Nelle associazioni, nelle rappresentanze dei lavoratori e degli imprenditori, nei luoghi del privato sociale, della cultura e dell’informazione. Affinché – conclude la nota – si accenda la speranza di potere, con il proprio agire, determinare la costruzione del bene comune a cui la politica è chiamata a dare concretezza legiferando in nome del popolo tutto”.