Elezioni amministrative: mons. Damiano (Agrigento) ai neo sindaci, “possiate essere tessitori di relazioni buone, sane, sananti e, perciò, di speranza!”

“Ho pensato di scrivervi non certo una ‘ricetta’ con ingredienti già pronti o un ‘libretto d’istruzioni’ sul buon governo. Non è mio compito né mia intenzione. Desidero solo bussare alla vostra porta per condividere con voi, quasi ‘ad alta voce’, alcuni pensieri che mi ‘frullano’ per la testa”. Lo scrive l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, ai sindaci e componenti dei consigli comunali neo eletti delle cittadine di Alessandria della Rocca, Caltabellotta, Campobello di Licata, Naro, Racalmuto e Sant’Elisabetta, il giorno dopo le elezioni amministrative con “l’augurio di pace e di ogni bene” sottolineando che “faccio ciò come vescovo di questa diocesi agrigentina, ma anche come cittadino che ha a cuore le sue sorelle e i suoi fratelli in umanità”.
Per il presule agrigentino “sia la comunità cristiana che quella politica e civile condividono ‘la passione per l’uomo’, per tutto l’uomo – per l’uomo integrale – e per ogni uomo, con un suo volto ben concreto e unico, insieme ‘alla cura e la promozione del bene comune'”. Per il Magistero della Chiesa – ricorda mons. Damiano – il bene comune è “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”, come si legge nella Gaudium et spes. “Curare un ambiente bello e buono, ossigenato di rispetto e cura per ogni creatura – scrive il presule –  è bene comune, è una ecologia integrale umana e umanizzante. Solo anteponendo il ‘bene comune’ al tornaconto personale o di una parte possiamo davvero concretamente e laboriosamente costruire, giorno dopo giorno, la ‘città degli uomini’, affinché sia una città sempre più amabile e abitabile, umana e umanizzante”. Da qui l’augurio dell’arcivescovo di Agrigento di “un buon e fruttuoso lavoro”: “possiate essere con l’aiuto di Dio, tessitori di relazioni buone, sane, sananti e, perciò stesso, essere tessitori di speranza!”.

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