Va a Lodovica Ghezzi e Mauro Carioni della casa famiglia “Santa Lucia” di Caorso e, attraverso di loro, all’impegno di condivisione della vita dei più vulnerabili che l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi porta avanti l’edizione 2024 dell’Antonino d’Oro, il premio intitolato al patrono della città e della diocesi di Piacenza-Bobbio. Ne informa il settimanale diocesano, “Il Nuovo Giornale”.
La consegna da parte del vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, avverrà il 4 luglio, al termine della messa solenne delle ore 11 nella basilica di Sant’Antonino.
Giunto alla 39ª edizione, l’Antonino d’Oro è patrocinato dalla Famiglia Piasinteina e va, ad anni alterni, ad un laico e ad un religioso. Il 2024 è l’anno dei laici. “Il conferimento del premio – si legge nelle motivazioni del Capitolo dei canonici della basilica di Sant’Antonino – vuole essere un atto di stima e di gratitudine nei confronti di una coppia di sposi che, da trent’anni a questa parte, ha fatto della generosa accoglienza della vita e della condivisione con i più deboli la propria missione. Riteniamo significativo lasciarci provocare dalla loro testimonianza umana e cristiana perché ci può aiutare a mettere in discussione la visione di famiglia intesa come una realtà chiusa e privatistica, per riscoprirne invece la missione di essere un luogo generativo e tutelante per tutti, in particolare per i più vulnerabili. Un luogo vitale in cui ogni persona sia accolta e rispettata nella sua dignità, considerata non solo come bisognosa di prestazioni di servizi ma apportatrice di preziose risorse umane e spirituali di grande utilità per tutti”.
“L’esperienza di Lodovica e Mauro – proseguono i canonici – rappresenta quindi un significativo richiamo rivolto a tutti noi a vivere e a costruire relazioni profondamente umane in una realtà sociale che, al contrario, spesso discrimina e scarta i più deboli. In questa prospettiva, emerge chiaramente la bellezza racchiusa nella loro scelta di aprire la casa famiglia ‘Santa Lucia’, nata dall’idea di don Oreste ‘di dare una famiglia a chi non ce l’ha’. Come per ogni ‘casa famiglia’ l’obiettivo è quello di garantire accoglienza, assistenza, cura e reinserimento sociale di persone svantaggiate. Con la capacità di unire, in un equilibrio dinamico, il lavoro educativo professionale con il lavoro di cura tipico delle relazioni familiari”.