Salute: Acampora (geriatra), “poveri, malati, anziani non sono un peso per la società, ma una occasione di salvezza”

“Io penso che la grande sfida della pastorale sanitaria stia proprio nell’aiutare ogni uomo e ogni donna a vivere la rottura della propria salute come un’occasione per ricucire la rottura nella relazione con Dio”. Così il geriatra Nicola Acampora, nel suo intervento al XXV convegno nazionale di pastorale della salute della Cei intitolato “Non ho nessuno che mi immerga, Universalità e diritto di accesso alle cure”, in corso fino al 15 maggio a Verona, “In questa prospettiva ribaltata, anche a livello più ampio – ha osservato il relatore -, il povero, il sofferente, la persona anziana, non sono affatto un peso per la società, ma rappresentano proprio la sua occasione di salvezza che passa dall’incontro libero, gratuito e dialogante in senso profondo con le piaghe del mondo”. Papa Francesco, ha fatto notare, “parla molto di ‘cultura dell’individualismo’ e ‘cultura dello scarto’ come derive della nostra società moderna che nella cieca ricerca della realizzazione e del benessere individuale non è più in grado di creare comunione e vera solidarietà e non riesce a valorizzare ogni aspetto e ogni fase della vita umana ricomprendendolo nel senso eterno della vita di Dio”. Una riflessione che “abbiamo tanto bisogno di riconsiderare e riproporre”. Richiamando l’episodio biblico di Giobbe e dei suoi “falsi amici”, Acampora ha sottolineato: “Anche noi, nell’incontro con l’ammalato, dovremmo provare a capire se ci sono falsi amici, interiori o esteriori, che tormentano la persona con sensi di colpa, preoccupazioni ingiustificate”. Quanto al dolore, se da un lato “fa emergere in modo tragico la consapevolezza della propria fragilità, dall’altro può suggerire la preziosità della vita”.

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