“Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza”. Si apre con questo auspicio la Bolla “Spes non confundit”, con la quale Papa Francesco indice ufficialmente il Giubileo Ordinario del 2025. “Tutti sperano”, l’incipit del documento consegnato oggi dal Papa e letto da mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia e decano del Collegio dei Protonotari Apostolici. “Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé”, prosegue Francesco: “L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità”. La speranza “non cede nelle difficoltà”, l’affermazione suffragata dalle Lettere di San Paolo: “si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita”. “In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell’anima: credere, sperare, amare”, la citazione di Sant’Agostino. Per il Papa, occorre inoltre “sviluppare una virtù strettamente imparentata con la speranza: la pazienza. Siamo ormai abituati a volere tutto e subito, in un mondo dove la fretta è diventata una costante. Non si ha più il tempo per incontrarsi e spesso anche nelle famiglie diventa difficile trovarsi insieme e parlare con calma. La pazienza è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano infatti l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura”. “Nell’epoca di internet dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal ‘qui ed ora’, la pazienza non è di casa”, la denuncia di Francesco: “Se fossimo ancora capaci di guardare con stupore al creato, potremmo comprendere quanto decisiva sia la pazienza. Attendere l’alternarsi delle stagioni con i loro frutti; osservare la vita degli animali e i cicli del loro sviluppo; avere gli occhi semplici di San Francesco che nel suo Cantico delle creature, scritto proprio 800 anni fa, percepiva il creato come una grande famiglia e chiamava il sole ‘fratello’ e la luna ‘sorella’”. “Riscoprire la pazienza fa tanto bene a sé e agli altri”, assicura il Papa ancora sulla scia di San Paolo: “impariamo a chiedere spesso la grazia della pazienza, che è figlia della speranza e nello stesso tempo la sostiene”.