La recente inchiesta di Genova che vede come crocevia delle condotte illecite corruttive il Porto evidenziano le criticità e le illegalità dei porti italiani che Libera aveva denunciato con il dossier “Diario di bordo-Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani”.
“Gli scali marittimi – commenta Libera – rappresentano per le reti di corruzione e per i gruppi criminali un’opportunità per incrementare i propri profitti e per rafforzare collusioni. I porti, infatti, sono rilevanti sia per i business creati dai traffici, sia per gli investimenti necessari per mantenere le infrastrutture operative, entrambi possibili campi di espansione degli interessi criminali e corruttivi”. Secondo Libera “la ricerca condotta sul porto di Genova e la recente inchiesta mostrano che i porti sono infrastrutture che generano enormi ricchezze, su cui interessi corruttivi e criminali possono manifestarsi. Non si tratta solo di risorse economiche, ma anche fortune in termini di consenso politico e costruzioni di carriere politiche e imprenditoriali. Ecco perché è necessario guardare al porto non solo come porta di accesso per merci (legali o illegali), ma anche spazio in cui si definiscono e da cui si proiettano scelte strategiche per l’intero territorio”.
Il report di Libera, che analizza le relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia, pubblicate tra il 2006 e il 2022, mostra che più di un porto italiano su sette è stato oggetto degli interessi della criminalità organizzata. Sono almeno 54 i porti italiani che sono stati oggetto di proiezioni criminali, con la partecipazione di almeno 66 clan, che hanno operato in attività di business illegali e legali. Tra di esse, spiccano le tradizionali mafie italiane: ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Compaiono, però, anche altre organizzazioni criminali di origine italiana: banda della Magliana, Sacra Corona Unita e gruppi criminali baresi. In Liguria sono ben 10 i porti oggetto di proiezioni di criminalità organizzata, dove gli interessi della ‘ndrangheta sembrano coinvolgere tutti i principali porti commerciali: Genova, La Spezia, Vado Ligure, Ventimiglia e Savona
“Il successo dei mafiosi – scrive Libera – è spesso dovuto alla capacità di individuare i giusti canali e le giuste connessioni che consentono loro di evitare i numerosi vincoli del sistema economico e politico presenti a protezione della realtà portuale. Spesso questo avviene attraverso mezzi formalmente leciti, seguendo le leggi dell’economia portuale, che sono leggi di mercato. Sono quindi frequenti gli episodi di corruzione, che si articolano in reti di illegalità diffusa già presenti nel contesto portuale”.
“Gli scali – conclude Libera – come evidenziato nelle carte dell’inchiesta di Genova sembrano essere uno snodo strategico e di fondamentale importanza per reti di corruzione e gruppi criminali, che possono sfruttare l’infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi. Un tema su cui, però, il dibattito politico sembra ancora troppo timido. In questo senso, il rafforzamento del coordinamento tra autorità giudiziaria, forze dell’ordine, autorità pubbliche presenti nel porto e imprese private che lì operano sembra essere una delle principali esigenze su cui intervenire, non solo in ottica repressiva, ma, soprattutto, preventiva. Una maggiore consapevolezza da parte degli attori che operano in ambito portuale – pubblici e privati – dei rischi criminali e corruttivi che caratterizzano la vita degli scali, sembra essere la precondizione per la promozione di contesti meno predisposti a scambi illeciti, nonché per la predisposizione di politiche di sviluppo coerenti con queste finalità”.