“La violenza sulle donne è una piaga che esiste da tanto tempo. Ora è come un tabù che cade. A Parigi ci sono continue manifestazioni. Questa situazione tragica non riguarda dunque solo l’Italia. Trovo però che in Francia nel cinema ci sia un impegno maggiore nei confronti del movimento MeToo”. Così Laetitia Casta, presentando il film “Una storia nera”, opera seconda di Leonardo D’Agostini (“Il Campione”, 2019), che prende le mosse dal romanzo di Antonella Lattanzi (Mondadori), una produzione Groenlandia e Rai Cinema, nelle sale dal 16 maggio. Nel cast anche Andrea Carpenzano, Cristiana Dell’Anna, Lea Gavino, Mario Sgueglia, Giordano De Plano e Licia Maglietta.
“Una storia nera” segue le vicende di Carla, francese da oltre vent’anni in Italia, madre di tre figli che si è separata dal marito Vito per continue violenze e abusi. Un giorno, dopo l’ennesimo assalto, la donna si difende e lo uccide. Da lì si apre un nebuloso iter giudiziario in cerca della verità… “Come regista” – ha dichiarato Leonardo D’Agostini – confesso che era il tipo di storia che cercavo, con un racconto e dei personaggi molto forti. Alla base c’è sì il tema della violenza domestica, ma volevo raccontarla con il filtro del genere: thriller, noir e legal drama. Se penso a dei titoli di riferimento, posso richiamare di certo ‘La fiamma del peccato’ [1944, Billy Wilder] per arrivare al più recente ‘Gone Girl’ di David Fincher [2014], dove troviamo sempre personaggi femminili forti, chiave”.
A firmare il copione, insieme a D’Agostini e Lattanzi, è la sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, che ha affermato: “Quello che mi ha colpito della storia è l’ineluttabilità della vittima della violenza. Mi sono chiesta, allora, cosa bisognasse fare per non rimanere delle vittime. Questo è stato il punto di partenza della riflessione, il nucleo centrale da cui si irradia un racconto secondo il cinema di genere”. E ancora: “Se un uomo si mette in testa di eliminare una donna, alla fine lo fa, al di là della giustizia e della polizia. Nel film si pone il dilemma morale della legittimità della difesa dinanzi alle violenze. Al riguardo non ho risposte, ma abbiamo affidato al film la possibilità di sollevare la questione, la domanda”.
Laetitia Casta ha poi aggiunto: “Quando ho ricevuto il progetto, sono rimasta molto affascinata dal copione, in particolare dalle sequenze in tribunale. Sono entrata in empatia con il personaggio di Carla. È una realtà che esiste, quella in cui la vittima si può trasformare in ‘criminale’. È un punto di vista interessante, che esplora zone luminose e nere del nostro interiore”. In chiusura, è intervenuto il produttore Matteo Rovere: “Viviamo in un periodo storico anestetizzato dalla cronaca, sedati davanti a tutto. Il cinema ha un compito, la una possibilità di dire qualcosa in più e di diverso, ricordandoci che esistono volti, esseri umani. Ringrazio Rai Cinema e 01 Distribution per il coraggio nell’aiutarci a portare in sala film del genere”.