“Ogni avvertimento. Ogni storia di bambini uccisi e feriti. Ogni immagine di strazio e spargimento di sangue. Ogni dato sconcertante sul numero di bambini e madri uccisi; di case e ospedali distrutti. Tutto ignorato. La nostra peggiore paura – l’incubo dei gazesi – sembra essere una realtà. Una realtà che chi detiene il potere ha la capacità di prevenire”. Così il portavoce dell’Unicef James Elder ha commentato la decisione dell’esercito israeliano di evacuare la popolazione di Rafah, nella Striscia di Gaza, per procedere con l’offensiva militare. Ne ha parlato durante il briefing stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, chiedendo nuovamente “un cessate il fuoco e che l’offensiva a Rafah non abbia luogo”. “Rafah è una città di bambini. Più della metà di ogni singolo bambino e bambina di Gaza vive a Rafah – ha detto Elder -. Se definiamo la sicurezza – come dice che dobbiamo fare il Diritto internazionale umanitario – come libertà dai bombardamenti, così come l’accesso all’acqua potabile, a cibo sufficiente, a un riparo e a medicine, allora non c’è nessun posto sicuro nella Striscia di Gaza dove andare”. A Rafah, ha ricordato, “c’è circa un bagno ogni 850 persone. La situazione è quattro volte peggiore per le docce. Cioè, circa una doccia ogni 3.500 persone. Nelle zone in cui le famiglie sono state invitate a trasferirsi, la situazione è, incredibilmente, molto peggiore. A Rafah si trova quello che oggi è il più grande ospedale rimasto a Gaza, l’Ospedale Europeo, così chiamato in onore dell’Unione europea che ne ha pagato per la costruzione. In mezzo alla devastazione sistematica del sistema sanitario di Gaza, l’ospedale europeo di Rafah è una delle ultime ancore di salvezza per i civili”. Il sud della Striscia di Gaza, inoltre, “è anche il punto di ingresso per la maggior parte degli aiuti che entrano a Gaza. Un assalto militare, nella migliore delle ipotesi, complicherà notevolmente la consegna degli aiuti. Se la porta di Rafah chiude per un periodo prolungato, è difficile capire come si possa evitare la carestia a Gaza”. “Gli eventi dello scorso fine settimana a Gaza – le continue uccisioni di bambini, i nuovi attacchi delle parti in guerra e ora gli ordini di evacuazione – evidenziano ancora una volta come le parti in conflitto continuino a ignorare completamente le vite e la protezione dei bambini e dei civili – ha concluso -. Questo deve cambiare. Anzi, questa è l’ultima occasione per cambiare. Gli aiuti devono affluire. Gli ostaggi devono essere liberati. Rafah non deve essere invasa. E i bambini non devono più essere uccisi. Abbiamo supplicato e implorato innumerevoli volte; lo facciamo ancora una volta. Per i bambini di Rafah. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, ora”.